Decisamente derivativo, ma fatto bene e con sentimento.
Vorrei dire che questo ep trasuda derivativismo e zucchero tardo britpop/New Acoustic Movement, e lo dirò. Il fatto però è che da qualche parte, in fondo ai nostri cuori amareggiati e cinici, brilla una scintilla di candido romanticismo che ci fa inesorabilmente sbrodolare e sospirare quando ci troviamo al cospetto di canzoni come queste. Canzoni che sì, è vero, mentre le ascolti la prima volta è tutto un “questo è Gallagher, Noel solo per la precisione. Damien Rice qui. I giovani Coldplay tristoni qua”, però già dalla seconda dici: ma sai che c'è? Sono belle? Sì. Sono sincere? Pare di sì. Ti piacciono Damien Rice, Noel Gallagher, i Coldplay strappacuore di “Yellow” e “The Scientist”? Sì? E allora vai in cameretta e goditi questa ventina di minuti con tutte le chitarre e i falsetti al posto giusto. Quasi tutte, anzi: di quella coda pseudo Pink Floyd alla fine di “Not Quite What I Was Expecting” ne avremmo fatto volentieri a meno. Less is more, non si diceva così una quindicina d'anni fa? No? Be', sarebbe stato plausibile. Lo è, comunque, se parliamo di “Collision”: poco e buono, a volte basta.
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La recensione Collisions di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-08-06 00:00:00
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