Un disco suonato bene, che ipnotizza senza lasciare scampo, a tratti quasi psichedelico.
Appena metti su "Superposition" degli I Am Titor ti rendi conto di avere fra le mani il disco giusto al momento giusto. Veloce, breve, viscerale, di impatto e con sonorità interessanti, miscelate fra loro con gusto e precisione. "No Time No Age" è decisa, scorre senza paura con il suo post-rock leggermente contaminato da suoni alienanti ed elettronici che si fanno spazio nella coda del brano, fra stop and go e giri di chitarra sommessi ma incisivi, mentre "Zebra" si apre un varco come se sgusciasse fuori da un terreno umido e piovoso, riverberi lontani (ma non troppo) e liriche trasognate mai invadenti.
Su "Distances" calano invece ombre shoegaze più cupe, un ibrido fra gli echi della chitarra e il basso dei Soviet Soviet e le percussioni dei Be Forest, per intenderci, lasciando la mente libera di vagare fra i continui cambi ritmici sapientemente posizionati nel corso del brano, ad incastrarsi bene in un crescendo discreto, senza troppo strafare. Se pensiamo di aver afferrato "Superposition", però, ecco che entra in scena "Mountains" a cambiare nettamente registro, avvicinandosi a sonorità più sperimentali e fluttuazioni oniriche concentriche (avete mai sentito i Rape Blossoms?), fino a rendere le chitarre adesso molto più ruvide rispetto agli episodi precedenti, senza contare che si tratta del pezzo migliore del lotto.
Al netto di quattro pezzi, perciò, possiamo senza dubbio affermare che "Superposition" è un disco suonato bene, che ipnotizza senza lasciare scampo, a tratti quasi psichedelico. Speriamo perciò in un full length a confermare le doti della band che, ad oggi, ha centrato in pieno l'obiettivo.
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La recensione Superposition di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-07 09:45:00
COMMENTI (1)
Non credo che ascolterò altro per oggi, non vorrei rovinarmi l'orecchio.