L'ottimo lavoro di debutto dei Raunchies, quartetto capitolino di garage rock'n'rollers
“My generation is not the salvation, so who will save rock’n’roll?” cantava, e gira il mondo cantandola ancora, il buon vecchio Handsome Dick Manitoba, leader dei mai troppo onorati Dictators. Naturalmente la sua domanda era provocatoria, ma, ancora più naturalmente, la risposta la conosciamo tutti, ed è semplicissima: il rock’n’roll verrà salvato, viene salvato ogni giorno, da quei ragazzi che sudano i loro pomeriggi in sala prove, tra cavi, jack, tre accordi e birrette riscaldate.
Ed è proprio una di quelle sale prove, nella fattispecie una della periferia romana, che sforna “Falk”, ep di debutto dei Raunchies, classico combo voce-chitarra-basso-batteria di rock’n’rollers attivo da poco più di un anno tra club e pub della capitale.
Sei brani, autoprodotti, dall’ascolto dei quali affiora netta l’impressione che questi ragazzi siano cresciuti a pane, coca cola e compilation di oscure garage band degli anni '60, ma che le loro influenze non si siano fermate là: “Falk” non è un lavoro né derivativo né nostalgico, ma, pulito e pop, vuole puntare ad un pubblico più ampio della nicchia devota al sixties sound.
I brani sono ben suonati e ben prodotti, il sound è moderno, vivace, non roboante di fuzz o distorsioni, ma con tutti gli elementi al loro posto: riff tradizionalissimi ma incisivi, cori perfetti, sezione ritmica granitica e martellante, incursioni dell’hammond, per un garage rock che, come detto, non si ferma a "Nuggets", a "Pebbles" o ai Fuzztones, ma ammicca sia alla freschezza di band d’oltreoceano come Black Lips e Oh Sees, sia alla Gran Bretagna underground dei Libertines.
Un debutto di slancio: teniamo d’occhio questi Raunchies, certi che non deluderanno le aspettative e sapranno confermarsi nei successivi lavori.
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La recensione Falk di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-08-25 09:00:00
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