Qualche anno fa, durante un festival estivo che ha luogo sugli altipiani calabresi della Sila, ebbi l’occasione di ascoltare questa band: ne rimasi da subito affascinato, e si può affermare che questo disco riesce a trasmettere gran parte della loro energia live.
Spasulati, nel dialetto del loro paese nativo - Santa Sofia d’Epiro (CS) - significa ‘spiantati’, ed il nome anticipa con successo la loro natura musicale caratterizzata della contaminazione. Il reggae è il pianeta attorno al quale orbita il sound della band calabrese, ma reinterpretato e arricchito in una chiave molto originale, a partire dalla lingua, l’arbereshe (una sorta d’albanese arcaico che è il dialetto parlato nella sopracitata S.Sofia d’Epiro, come in altri paesi del sud Italia nati da comunità albanesi stanziatesi nella penisola circa cinquecento anni fa). Nelle linee melodiche del cantato, come nei fiati, è chiaramente presente il ‘vento d’oriente’, che ancora una volta sottolinea l’attaccamento alle proprie origini.
Il loro è un sound fresco, vivace e coinvolgente: pur provenendo dalla scuola del ‘padre’ Bob Marley, i Nostri non perpetuano un reggae di maniera, bensì aggiungono linfa nuova e vitale per un genere fin troppo ri-calcato. Si intravede lo ska, nelle accelerazioni di ritmo e nell’aria danzereccia che inspirano le pennate in levare. I brani - come si diceva in precedenza - sono in lingua arbreshe, tranne in “Massimo rispetto”, cantato in italiano, presente sporadicamente nel disco in qualche altra strofa.
Purtroppo sono solo due i brani di cui è presente la traduzione sul libretto: “Difensoiu” suona come grido di difesa non violenta (“difenditi / dalla televisione e da questa borghesia / difenditi dalla polizia / non con le lame né coi fucili / e nemmeno con le mani / difenditi con la testa”); l’altro testo tradotto è “Thuia”, inno alla speranza ed al movimento rivolto a chi è “solo, spento e senza speranze”. Per il resto delle liriche c’è ben poca speranza di comprenderle, a meno che non vogliate imparare l’albanese arcaico!
Il particolare stile della Spasulati Band è piaciuto persino a Manu Chao, che li ha personalmente voluti ad aprire il suo primo concerto italiano.
Una proposta originale quindi, forse unica nella sua alchimia, che vale la pena conoscere, specie per gli amati del reggae-ska ‘col cuore’, questa volta all’insegna della contaminazione, divenendo anche pretesto e mezzo per mantenere viva la lingua e la tradizione arbreshe.
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