Lente progressioni elettrodark e provvidenziali perturbazioni rumoristiche garantiscono il minimo sindacale in termini di oscurità metropolitana.
Dalla solitudine casalinga e da un pianoforte che la sublima possono scaturire cosette interessanti. Dietro il progetto Craftycell si nasconde il fiorentino Marco Bettoni che, tra le quattro mura del suo studio casalingo, parte in solitaria dai tasti d’avorio del suo strumento preferito per innescare derive rock-elettroniche dalle marcate cromature notturne.
“The swimmer” indossa riconoscibili atmosfere anglo-teutonico-americane a rilascio graduale di oscurità, a cavallo tra ’90 e anni ‘00, da qualche parte tra N.I.N., Depeche Mode, Diary Of Dreams e Hurts. All’interno di uno schema sonoro piuttosto regolare – costruito su lente progressioni elettrodark e provvidenziali perturbazioni rumoristiche – si dipanano le dieci tracce di uno pseudo concept che affida all’alternanza di suggestioni romantico/distopiche la riproduzione dello stato d’animo di un immaginario nuotatore che procede sfidando le energie contrarie del mare...Sì, insomma, la metafora della vita.
Gli episodi migliori del lotto rimangono “Caged soul”, che trae beneficio dalle interferenze industrial che la scuotono, “Inner rush”, nella sua patinata aura goticheggiante, e “Argonaut” con la sua torbida armatura rock. Il resto, pur non riservando particolari sorprese, tra brani più convenzionali e anonimi riempitivi, riesce comunque a garantire il minimo sindacale in termini di oscurità metropolitana.
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La recensione The Swimmer di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-05 09:15:00
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