“I tempi del liceo”, come titolo, mi pare già una netta premessa, quasi una minaccia - ed io che speravo in un disco minimalista alla Philip Glass o Steve Reich. Ed invece mi trovo un punk-pop melodico di chiara derivazione californiana (Lagwagon, Good Riddance, Get Up Kids e tutto l’emo punk più pop e skate che ricordate). Alle volte le sorprese della vita…
Punk californiano di matrice emo, si diceva, e in quanto alla realizzazione nulla da eccepire. Produzione chiaramente professionale (il fonico degli Afterhours), pezzi ben congegnati e piacevoli, certo non folgoranti e un po’ troppo simili a tanto materiale che ci è piovuto addosso negli anni, ma adatti ed efficaci non di meno. Materiale chiaro e pulito da MTV o simili, ed infatti puntuale come la morte ci scappa anche il video. Il brano d’apertura, “Nessuno d’importante”, è quello che ci vuole per il genere: un bel singolo facile e cantabile, non a caso già inserito nella compilation “Saturday Live Club” del ‘Rolling Stone’, famoso locale milanese.
È però vero che il genere è davvero inflazionato, ed alle volte a sentire in italiano tutte quelle beate smancerie sentimentali che il nostro cervello, saggiamente, ci sottace nei gruppi anglofoni, non può che portare ad una crisi di rigetto. A tal proposito condivido quanto Fat Mike - autore che a mio parere con i Nofx ha scritto, tra i deliri, alcuni dei testi più illuminati ed intelligenti del punk californiano - sostiene in “Must separate church from skate”, anche se è chiaro che l’intento dei Delicious è quello di evasione totale senza remore, pietà e ideali alla MxPx. D’altronde una cover de “La solitudine” della Pausini nazionale non può davvero collocarsi in altri contesti, non per il brano originale in sé, anche carino e sicuramente ben riuscito, né per la rilettura, davvero azzeccata e piacevole, con guizzi di simpatia ed originalità, quanto per la reazione allergica che provocherà a molti il ricordo del tormentone. Comunque, anche se la scelta farà storcere il naso a molti punk-snob, l’ascolto suscita curiosità: vi immaginate un disco di cover di canzoni pop italiane reinterpretate in chiave post-hc ed emo al modo dei The Avenging Disco Godfathers Of Soul? Delirio.
Quindi la band sa quello che fa - e lo fa bene, ma difetta ancora di quello che costituisce il combustibile del genere, ovvero tanti-bei-singoli da piazzare su radio e in tv. Le canzoni, insomma scorrono troppo anonime, tranne qualche eccezione, e la cosa è penalizzante; per cui anche se il disco è comunque piacevole e fruibile, ci riserviamo di aspettare i Delicious alla prossima prova. Consigliato solo agli amanti del genere.
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La recensione I tempi del liceo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-01-27 00:00:00
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