Difficile non restare in qualche modo colpiti da "L'acchiappanuvole", questo ep d'esordio. Venti minuti di disco, dieci pezzi che a stento superano i due minuti di durata. Il filo conduttore principale è l'emo-punk urlato che tramortisce l'ascoltatore dal primo brano, gettandolo in un turbine di emozioni.
La natura, oltre l'uomo che parla, è protagonista del racconto. Gli elementi naturali (terra, fuoco, acqua, aria) sono presenti, sotto varie forme in ogni brano del disco, e si legano alla figura umana in modo imprescindibile. Come a dire, quindi, che nonostante il dramma sia tutto dell'uomo, esso stesso non può esistere senza rapportarsi col mondo naturale circostante.
Ad aiutare a creare lo sfondo di questo racconto troviamo alcune pause all'interno del disco, fatte di un post-rock dolce e malinconico, come la traccia che da il nome all'album. Proprio quest'ultima chiude un album fino a quel punto di un'urgenza disarmante, con il cantato che si lascia andare a quello che è quasi un sussurro. Le distorsioni sono sparite, si inserisce il pianoforte: quiete dopo la tempesta.
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