Buone basi da esplorare con i Bleeding Jasmine
I riverbi vividi di fine anni '80, raccolgono il sound dell'ep "Breath After the Apnœa" su una solida base di un cantato che a tratti si appoggia sui registri di Neil Tennant. L’ottima pronuncia in inglese trova più naturalezza nelle interpretazioni più "emotional" del pop anni '80, rispetto al quanto più futile parossismo recitativo urlato, tipico delle band hard-rock di quel tempo.
Sensazioni velatamente malinconiche, provengono dagli arrangiamenti dei Bleeding Jasmine, dove affiorano con un tono più british nel brano di "Chains Until Dawn". Gli ammiccamenti vocali addolciscono la buona riuscita del pezzo, segnato da una linea di basso ben marcata e da suoni sempre molto definiti; un segno distintivo di una produzione molto accentuata nella compressione degli strumenti, senza però appesantirne l'ascolto.
Finale meno incisivo per il trio torinese, ma non per questo privo di idee, grazie al salire delle chittare più pulite del pop di “Lights from the Underground”, poi scalzate dal brano più ruvido e tortuoso “The Little Black Boy (Part III)”. Brani che vanno a chiudere un ep suonato da bravi musicisti, capaci di comporre materiale interessante in prospettiva di un lavoro più decisivo e ancora più interessante.
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La recensione Breath after the apnœa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-28 00:00:00
COMMENTI (1)
Mi sarebbe piaciuto assistere alla storia di questo gruppo, ma catapultato in un altro spazio e in un altro tempo. Cosa sarebbe potuto succedere se avesse bazzicato la Londra di un quarto di secolo fa? E in quel contesto, pezzi come "Frozen tears" e "Chains until dawn" che platee avrebbero potuto conquistare? Non è che solo così tutti quanti in Italia avrebbero potuto accorgersi di loro? Sarebbe bello se, invece di aspettare passivamente luci riflesse da chissà dove, fossimo più capaci ad accorgerci di cosa suona a un passo dalle nostre orecchie.
Più coraggiosi, impegnativi, ruvidi gli altri due pezzi, l'ispirazione allarga gli orizzoniti, dando la misura del livello di creatività, oltre che della capacità di catturare l'ascolto. La chitarra è la padrona, ma il basso non sembra proprio volersi arrendere.
Tenete duro ragazzi, abbiamo bisogno anche di voi.