Chiunque parta con il presupposto di ideare un concept album, deve sbattere la faccia davanti a quello che risulta essere un compito importante, nonché indispensabile: permettere a chiunque di comprendere quello che si è cercato d' esprimere. Meta.Lag si presenta in questa maniera: un disco "strutturalista" che tenta di riassumere, attraverso appunto la struttura dei suoi pezzi, un concept che ahimé, pur incuriosendo, tende a divagare mantenendosi distante dai brani. A ciascuno di questi è assegnata una tematica correllata alle figure di alcuni pilastri della musica rock: si parte da "gioia", "amore" e "vita", rispettivamente associate a Elvis, ai Beatles (in particolar modo, a Lennon) e a Jimi Hendrix. Successivamente verremo lasciati in sospeso dal brano centrale "Dot", un intervallo che aprirà la sequenza dei concetti di "morte", "odio" e "dolore" associati a Kurt Cobain, ai Sex Pistols e a Jeff Buckley. Complessivamente i pezzi, caratterizzati da voci sospese, chitarre riverberate e drum machine ossessive o spezzate, non sono malvagi, però si soffermano su un input corretto, ma non abbastanza esplosivo. Mantengono infatti una certa semplicità e non enfatizzano a pieno le tematiche costanti assegnate, sebbene si sforzino di suonare in maniera differente l'uno dall'altro.
Si tratta dunque di un disco ricco di belle pretese che purtroppo vanno perdendosi nei fatti. Merita però un plauso per la passione e la voglia di fare con le quali è stato ideato, scritto e rilasciato.
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