Le sconfitte, la ricerca, la fatica, l’insensatezza, la sofferenza del vivere subiscono come un processo di distillazione generando, grazie alla compiuta musicalità di Benvegnù, gioie minime, piccole e fragili
Basterebbero due brani quali la suggestiva “Il sentimento delle cose” e l’incalzante “Cerchi nell’acqua” - quest’ultimo, forse, l’unico pezzo dell’album in cui, per andamento e sonorità, si percepisce ancora un legame con l’esperienza Scisma - a conferire dignità e valore all’album con cui Paolo Benvegnù ritorna ufficialmente sulla scena discografica, dopo l’uscita di un singolo qualche mese fa.
Ma il fatto è che in “Piccoli fragilissimi film” sono contenuti molti altri episodi degni, anche singolarmente, di un’attenzione approfondita. Nelle sue nuove vesti di autore/interprete - a tratti più fragile e intimista (“Catherine”, “Il mare verticale”), a tratti più arioso e quasi pop nelle melodie e negli arrangiamenti ma non nei contenuti (“Suggestionabili”, “Only for you”) - il Nostro realizza un album bello, crepuscolare, tendenzialmente sommesso, senza però mai perdere in intensità espressiva (notevole l’interpretazione in “Brucio”). Un forte accento è posto, nelle orchestrazioni, al ruolo di pianoforte e archi, i quali connotano gran parte del materiale: scelta raffinata e ardita che può inizialmente rivelarsi spiazzante per chi si aspetti qualcosa di più canonicamente ‘rock’, ma che, ascolto dopo ascolto, appare sicuramente centrata, evocando ambientazioni sonore da canzone d’autore anni sessanta.
Se è vero che qualche critica è possibile alla collocazione in scaletta dei brani, è anche chiaro che siamo in presenza di canzoni il cui livello di scrittura, in particolare nei testi, è di assoluto valore: mai banali, sempre autentiche e vissute, le liriche hanno subìto un processo di sfrondamento rispetto a certi ermetismi del passato, e puntano dritte al cuore, il più delle volte colpendo a fondo ed emozionando nel riproporre in maniera sentita, ma mai personalistica, temi esistenziali e passaggi del proprio vissuto.
Un disco fortemente cantautorale - nel senso migliore e più moderno del termine - adulto, maturo, a volte amaro, eppure mai venato di disillusione. Le sconfitte, la ricerca, la fatica, l’insensatezza, la sofferenza del vivere subiscono in questo album come un processo di distillazione generando, grazie all’onestà intellettuale e alla compiuta musicalità di Benvegnù, gioie minime, piccole e fragili. Comunque, preziose.
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La recensione Piccoli fragilissimi film di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-02-10 00:00:00
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