Sembra di trovarsi di fronte ad un singolo, con la title-track già presente su un precedente album seguita da un inedito ed una celebre cover - e la cosa, in tempi dove la tendenza è quella di pigiare il più possibile sui 74’di supporto, fa più che piacere. Magari poi la sintesi non si ritrova anche nei singoli pezzi, compresi fra i 4’ e i 7’, ma non ci danno il tempo di accorgersene, e anzi lasciano con più di una voglia.
Sì, perché quello che si sente in questo breve disco è di ottima fattura e “Piccole foglie” è quanto di meglio ascoltato in questa sede. Il dischetto si apre con una furente ballatona psycho-rock che ricorda non poco i Motorpsycho migliori, con la marcia in più di un arrangiamento mai banale e arricchito dalla presenza di archi. L’inedita “19” invece dilata i tempi e le emozioni: la voce di K - che quando urla ricorda da vicino l’Agnelli nazionale - si fa più pacata e meno centrale rispetto alla traccia precedente, diventando solo uno degli strumenti che si intrecciano e si inseguono durante i 7’ di suoni e sensazioni ai limiti, ed oltre, della psichedelia. Si chiude con una rilettura di “Eleanor Rigby” (a detta di chi scrive uno dei pezzi migliori dei Beatles, e quindi della storia), che dovrebbe far parte di una raccolta di cover dei Fab Four da parte degli artisti della Jestrai.
Questi sono bravi, ripescateveli.
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La recensione Le piccole foglie (single) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-02-10 00:00:00
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