Grey Heart, l'album di debutto della metal band italiana The Grey
Subito colpita dall'intro del primo pezzo, un breve intermezzo acustico, "Cautioning", e dalla sua mescolanza d'influenze (dall'alternative/death al terror ambient): la linea vocale è elastica, coerente secondo per secondo a quella strumentale. Il brano non esplode al livello di pura energia, ma è ben strutturato e aggressivo, cupo, piacevole, non fosse per il tocco un po' troppo power. "The balance of Hate" ha un'intro acustica che ci fa prendere fiato, addolcisce di nuovo e riprende il brano precedente, per far poi emergere il suono in solo della chitarra elettrica e il pezzo si apre totalmente con il growl di Francesco Torresi, alla voce; anche qui il brano ha un retrogusto power, con qualche piacevole distorsione. Buona la chitarra. Buona la chitarra anche in "POV", brano che si mantiene in linea stilistica con l'album. "Dream at Work" è un brano più nostalgico, una ballad dal gusto quasi gothic con l'introduzione della voce femminile, lirica. Segue "IC 1101", un brano quasi privo di dinamica, eforse il meno riuscito (probabilmente per via del preponderante gusto power). Passando per "Empty Souls", l'album si chiude con l'omonima "Grey Heart", che si conclude con elettrocardiogramma che piano piano si appiattisce, come a simboleggiare la morte del "Cuore Grigio". Indubbiamente validi musicisti i The Grey sono una band da cui avrei voluto di più, che potrebbero mostrare ancora meglio: indubbiamente musicisti dalle idee chiare, i cui brani però faticano a lasciare nell'ascoltatore una traccia impressa. Il concept album di questi ragazzi vuole spaziare ed esplorare l'interiorità umana, il nostro "Grey Heart". Il mio consiglio è quello di sperimentare, utilizzare la tecnica (specialmente chitarristica) per trovare un suono più peculiare.
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La recensione Grey Heart di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-29 00:00:00
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