Musicisti professionisti e, nonostante la giovane età, di elevata esperienza (chi, tra loro, ha suonato con Bobby Solo e Riccardo Fogli, chi con gli Ska-J, chi con gli Excellos e mille altre band), di stanza a Londra ma per due terzi italiani, gli Shaking Bones debuttano con un ep che si inserisce nel floridissimo sottobosco del rockabilly di casa nostra.
Un lavoro ad alto contenuto energetico, nel quale, se da un lato è evidente l’intento di divertirsi e far divertire, è altrettanto chiaro che per loro il rock’n’roll è una cosa seria, che, oltre a brillantina e presenza scenica, richiede dedizione e sudore: è uno stile di vita, se l’espressione non sembra troppo pesante, o stereotipata. Cinque pezzi radicati alla tradizione dei gloriosi fifties americani, ma interpretati con quel piglio punkeggiante e british (“You Lied”, per esempio, farebbe bella figura anche in un album di Pete Doherty) che conferisce al combo freschezza e velocità.
Suonare questo genere senza annoiare od essere delle fotocopie acustiche delle mille altre band non è facile: serve personalità, serve quella passione totale che faccia sì che le braccia ed i piedi –e il cuore!- dei musicisti diventino complementari, anzi fondamentali e propedeutici, agli strumenti, e non una loro mera estensione. E gli Shaking Bones di personalità e passione ne hanno a pacchi.
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