Le due cose che ho sempre apprezzato dei BoomDaBash sono il grande talento melodico di Biggie e una freschezza nel songwriting non da poco. In “Superheroes” c'erano tre-quattro pezzi particolarmente belli ma si iniziava a sentire un po' di monotonia da pilota automatico. In “Radio revolution” ci sono due cambiamenti piuttosto decisi: si aprono al pop italiano, di quello che potrebbe finire su Radio Italia, e rincarano la dose sulle basi elettroniche avvicinandosi al pop USA.
Partiamo dal primo caso. “Il sole ancora” con il feat. di Patrick Benifei & The Blue Beaters e “A tre passi da te” con Alessandra Amoroso sono due ottimi singoli: molto belle le melodie, super leggere, piacevoli e perfette per le due voci in questione. Con “Il solito italiano” e J-Ax si portano a casa il primo premio e una canzone che ha un tiro pazzesco, un testo scritto bene, il ritornellone, ecc. Certo non stiamo parlando di idee così innovative per quel che riguarda i suoni usati o, in generale, per il tipo di produzione scelta ma restano sopra la media rispetto a quanto passa in radio oggi. Sicuro.
“Mr. President” e “Un attimo” rappresentano quello che definirei il lato “americano” di “Radio revolution”, con le testiere, i cori ed altri elementi più mainstream-di-oggi (alla Pitbull e affini, per intenderci). Poi spingono maggiormente sull'elettronica e tirano fuori le due bombe del disco: “General”, in pratica un pezzo trap, e “Street complication” che inizia ragga e finisce drum 'n' bass. Ci sono, infine, brani nello stile classico BoomDaBash: “Radio revolution”, “Reggae ambassador” e “Marry you”, tutte e tre riusciti. “Comu in Jamaica”, “Tigers and lions” e “Survivor” sono leggermente fiacchi ma non cambiano il giudizio finale.
“Radio revolution” non è perfetto ma rappresenta bene un gruppo in movimento che sente ancora la necessità di evolversi, ogni volta, in qualcos'altro. A mio avviso, è l'unico aspetto importante per un progetto come i BoomDaBash: è più del semplice mettersi in gioco, vuol dire lavorare per mantenere vivo un modo di scrivere canzoni che in un attimo potrebbe diventare noioso, già sentito e stanco (a maggior ragione nel reggae). Bene così.
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