Tra latin jazz e colonne sonore anni '60, un disco che ha classe, tecnica, varietà e sa anche far sorridere. Cosa chiedere di più?
Apre con un brano di impronta morriconiana il nuovo album dei Peluqueria Hernandez, col bel riff di chitarra e i cori che rendono il primo brano inconfondibilmente spaghetti-western; e quel "Tinto Bruna" nel titolo che tradisce da subito la vocazione ironica della band. Confermata poi da brani come "Kung Fu Carla" e "One hamburger, please", giocoso stacchetto di poco più di un minuto che ricorda quelli di "The Who Sell Out" ("Heinz baked beans" su tutti).
La tendenza a non prendersi troppo sul serio è a ogni modo principalmente legata ai titoli e all'attitudine, mentre i musicisti in campo sono veramente "roba seria": basti sentire il lungo ma articolatissimo assolo di sax che domina "Cassiodoro", o quello di tromba in "Area Pioppa 51", e in generale gli arrangiamenti della sezione fiati, che sono forse il fiore all'occhiello dei Peluqueria.
E sebbene la formazione abbia un suo stile perfettamente identificabile, con sfumature latin e tex-mex che sconfinano nella musica da film soprattutto degli anni '60, questo "Mamboo" è un album molto vario, che si concede anche una puntata in zona Alberto Lupo, con il pezzo cantato "Solo", passaggi jazzati come "Piru" e "Tangaki in Pellaloco", un po' di Calexico e Balcani in "Torpedone per l'Inferno". Insomma, un disco che ha classe, tecnica, sa spaziare e far anche sorridere. Cosa chiedere di più? Un Lucano? Quello non c'è, ma una "Tequila" finale non è meglio?
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La recensione MAMBOO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-08 09:30:00
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