Uno split. Due gruppi. Otto brani. La Red Led continua il suo interessante percorso discografico e presenta i catanesi None of us e i triestini 1neday.
I primi confermano che non basta suonare meravigliosamente per essere meravigliosi, nè tantomeno è sufficiente dimostrare di conoscere un genere per interpretarlo con classe. Musicisti di spessore, i None Of Us hanno così tanto impeto da riempire un buco nero ma le loro composizioni soffrono terribilmente di un fastidioso alone imitativo che soffoca la loro musica sotto una bandiera con le stelle e le strisce. Le loro creazioni collidono con la parte più sovversiva dei Deftones, talvolta allungandosi a sfiorare impercettibilmente certe aperture rabbiose dei Depeche Mode. Il risultato purtroppo è piatto e fine a se stesso: distorsione e melodia in prevedibile alternanza, metal incrociato che si agita senza esiti. La voce sospira armoniosamente cercando da lontano il conforto di Chino Moreno, ma il fiato si trasforma troppo spesso in sbiadita lagna e i grugniti primordiali non ribaltano la situazione. Un lavoro tecnicamente impeccabile, ma il crollo verticale dell'ispirazione rende questi quattro brani solo un dirompente esercizio stilistico in cui ogni deja-vu si riempie di sbadigli.
Se nessuna traccia rimane del passaggio dei None of Us, non meglio vanno le cose per i 1ne Day. Quattro brani anche per loro, sempre in inglese, registrati addirittura in Slovenia. Niente di nuovo all'orizzonte, ma almeno la band triestina si limita a fotocopiare i confortevoli schemi compositivi del trash metal e del crossover, accarezzando e strofinando i dischi di Sepultura e System Of A Down come fossero lampade di Aladino. Purtroppo nessun genio esce ad esaudire desideri, ma il risultato è dignitoso. Le evoluzioni metal sono prevedibili ma efficaci ed il fitto tessuto chitarristico produce atmosfere torbide e morbose che sanno evolversi in chiave melodica, anche stavolta senza scordare il crossover deftoniano. La voce ricalca i dettami del grugnito neomelodico, contorcendosi tra effusioni devastanti e frammenti di quiete. Uno split decisamente deludente, con due gruppi prevedibili e noiosi. Sicuramente tutt'altra cosa dal vivo, ma da qui non li vedo.
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La recensione Redled split (vol. 2) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-02-18 00:00:00
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