Leggeri, ironici, amanti del jazz. Un bel debutto per lo Zen Zone Quartet.
Lo zen è una cosa seria. Specie se gestito con lo spirito giusto. Conoscenza, gioia, consapevolezza, leggerezza. Principi inossidabili, a disposizione di tutti. Persino di chi passa il proprio tempo a schizzare inchiostro su di un pentagramma. Guarda caso, lo Zen Zone Quartet suona in modo leggero, con brio. Quanto basta per poter esibire una ragione sociale reclamante una filosofia di vita che non ha mai smesso di affascinare il gretto e opulento Occidente.
Poi basta però. Perché “Partiti”, al di là delle esigenze spirituali da soddisfare, è un bel disco. Che la band friulana ha costruito sulle basi di un percorso pop, volendo cantautorale, attorno al quale si sono inseriti diversi elementi. Perlopiù jazzy, se non jazz tout court, ma anche caraibici, fusion, funky. Comprendenti fraseggi pianistici in odor di Keith Jarrett, una parte ritmica presente e grintosa quando occorre, una sei corde protagonista nonché una voce duttile, fragile solo in apparenza. Leggerezza, gioia, si commentava poco sopra. Qualità espresse con convinzione e senza perdere tempo a banalizzare. “Voglio stare bene, tutti i giorni in gita, non più ansia, conti in rosso, è finita”, estratto da “Pane e soldi”, può considerarsi un manifesto programmatico. Già, anche i testi tendono alla spensieratezza, al gioco. Come quello delle citazioni disseminate all’interno di “Signor presidente”, pezzo al cui interno non è poi così difficile scovare omaggi a Fabrizio De Andrè, Sergio Caputo e Franco Battiato.
“Partiti”, in fondo, è un disco semplice, che regala e canzoni serene e ironiche. Lo Zen Zone Quartet forse non riuscirà mai a riempire gli stadi, in compenso la sua opera prima può contribuire a implementare il buon umore, anche di chi rimane indifferente di fronte alle teorie zen. Non è poco, peraltro.
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La recensione PARTITI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-11-17 10:00:00
COMMENTI (5)
Son "Partiti" con allegrezza e ogni canzone ha il suo punto di melodico sollazzo, sempre bello, anche se fuori piove!
.... Jannacci...
Commosso!
Grazie Maurizio e Bruno, da nord a sud un grande abbraccio.
ha ragione Giuseppe Catani, non è difficile trovare omaggi al grande De Andrè, allo "swingoso"(neologismo domenicale) Sergio Caputo ed al maestro siculo Battiato però, personalmente, ho sentito anche la complessità dei suoni della PFM, la fusion degli Spyro Gyra e dei Casiopea ed anche l'ironia del grande Alberto Radius (Leggende - 1981 mi sembra...). in conclusione vorrei dire: "GRANDI ZEN ZONE QUARTET". bruno
Tutto giusto,ma questo disco è molto di più,avendo il dono di sapere usare l'ironia come lente di ingrandimento per farci capire cose che non vediamo o che non vogliamo vedere!