Paesaggi sonori pieni di anima, continuamente in bilico tra luce e ombra, tra il mistero della vita e quello del mondo ultraterreno.
Un bosco verde e sconfinato, fitto di alberi secolari che si distendono fino a baciare la riva di un fiume dove l’acqua cristallina scorre lenta e dona armonia ai colori della natura. Questo sarebbe il luogo migliore - non proprio a portata di mano - per ascoltare il secondo lavoro solista del sannita Enrico Falbo che con la complicità di archi, chitarra acustica e strumenti arcaici, dipinge paesaggi sonori pieni di anima, continuamente in bilico tra luce e ombra, tra il mistero della vita e quello del mondo ultraterreno.
Un lavoro centrato sulla spiritualità, sull’idea che ogni forma vivente e non vivente abbia una dimensione psichica, una musica – come lo stesso autore afferma – “risonanza dell’invisibile” che trova nel post rock, marchiato dall’inconfondibile impronta dei Sigur Ros, un punto di riferimento come nel caso del brano “De-Materia”. A rafforzare l’idea che pervade il disco è poi la titletrack – che richiama alle sonorità dei Dead Can Dance - un brano in cui su un morbido arpeggio di chitarra elettrica si innestano tappeti chitarristici caratterizzati da suoni cosmici. Il risultato è un piacevole viaggio tra i corpi celesti.
Ma le “ballate” di Falbo toccano anche musicalità sacre e ancestrali come nel caso della bella traccia “Devacian”, in cui il musicista riesce a sviluppare un discorso strumentale coerente durante l’evoluzione del brano, dando l’impressione all’ascoltatore, grazie anche all’uso di una voce dai richiami arcaici, di stare aprendo uno scrigno antico e prezioso.
Un disco ben suonato, da ascoltare molto volentieri e con attenzione, soprattutto soltanto nei giorni in cui si è certi di voler lievitare nell’aria e dialogare con mondi sconosciuti.
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La recensione Ballate degli Spiriti Psichici (EP - Autoprodotto ) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-14 00:00:00
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