Mi sono già occupato dei Marla in passato, in particolare quando ho recensito sempre su queste pagine il loro cd d’esordio. Al tempo non ero rimasto molto entusiasta e avevo anzi sottolineato come in quel disco non ci fossero sussulti particolarmente emozionanti. Mi sembra giusto quindi mettere subito in evidenza che con questo secondo episodio i modenesi dimostrano di essere migliorati molto nella definizione della loro musica.
Se ne è accorta anche la Marsiglia records che ha prodotto questo cd, un disco breve (tre pezzi per venti minuti) ma ce n’è a sufficienza per lasciare il segno e non tanto da stancare. A parte qualche voce nell’ultima parte di “Flaubert don’t play” si tratta di musica strumentale che guarda al rock indipendente degli ultimi anni, in particolare a gruppi come Mogwai o Karate. “Feel stupid like a devil with an ice-cream” parte con un ritmo jazz e si lascia andare a un finale con violoncello e sonorità sintetiche. “Rubber biter song” ha il sapore dei Tortoise, ma ad un certo punto si allontana in un ambito cameristico portato alla deriva da campioni di batteria, squilli di chitarra e da un pianoforte altisonante.
Chi frequenta i lidi consueti del post-rock troverà probabilmente poco da aggiungere in questo cd. Ma più dell’originalità valgono le capacità di scrittura, l’equilibrio intrinseco di tutti i brani e un’esecuzione sottovoce che lascia da parte gli autocompiacimenti per concentrarsi sulla sostanza.
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