Elettronica che scivola giù tra dance, ambient, vari scintillii e una calma sempre e soltanto apparente. Diciassette tracce strumentali, registrate con mezzi analogici su cassetta, che regalano istanti di ipnosi catartica, di piccoli slanci emotivi e una manciata buona di stimoli per ballare un poco, solo un po’. Il producer olandese Sint raccoglie in “Calendula” i lavori composti negli ultimi anni, creando un florilegio di beat sintetici, di sensazioni scure e piovose, quasi fosse un giro notturno tra le trame complesse di una città, di una relazione, di qualcosa che alla luce sembrerebbe di sicuro più semplice.
In equilibrio tra colonna sonora di universi futuribili e videogames anni ottanta, questo disco gioca coi suoni e le impressioni che essi producono, col minimalismo e ovviamente il lo-fi, riuscendo a rendere stabili le basi su cui costruire una precisa atmosfera, dove il passato rivive in spazi ridotti, con punte di colore e assenza di apici, e tutto scorre verso il mattino e attraverso le macchine per ottenere un momentaneo senso di pace. Le dita del nostro disegnano linee sottili, esili eppure definite, quasi fosse un bisogno primario che s’appaga presto e con poco, e il risultato è uno specchio dove i limiti riflettono la forza e viceversa: difficile ascoltarlo tutto in un’unica soluzione, gradevole da assaggiare un po’ per volta.
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