Strada facendo i Novadeaf hanno perso i pezzi, nel senso che l'unico reduce della formazione originale è Federico Russo. Che però essendo la voce e l'autore ha potuto andare avanti senza troppi traumi. Anzi, ha deciso che era il momento di fare un album con tali dichiarate intenzioni: “Se “Humoresque” consisteva in una morbosa riflessione sulla perdita, il lutto, la fine inevitabile che attende ogni cosa, {CARNAVAL} intende riequilibrare le cose. È un disco che rifugge le ombre, costantemente ritmato, pieno di colori vivaci, un disco che vuole ricordarci che, prima che la fine arrivi, c'è tutto un mondo di cose di cui possiamo godere”. Ora non vi aspettate frizzi e lazzi, l'impronta è sempre quella del rock melodico alternative angloamericano, con tratti post, di ricchezza quasi neo-prog alla Radiohead e con un sempre presente sottofondo di malinconia folk suburbana, però è vero che c'è molta più attenzione al ritmo, più spesso vivace quando non festoso – come per esempio nell'apertura un po' world di “Music in My Hands” - e i testi esprimono per lo più positività e voglia di fare. Rispetto al lavoro precedente poi si indugia molto meno nella melodia sentimentale da commozione facile (quello per dire che li faceva accostare a gente tipo The Fray) e i pezzi lenti sono ben dosati e fatti con una certa grazia, anche quando abbondano i violini (come nel bel finale di “In My Closet”).
Quindi riassumendo, i colori vivaci ci sono, il ritmo anche, tutto senza cancellare la sana pensosità, ma soprattutto c'è una crescita, e dunque non possiamo che promuoverlo.
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