Una gran bella voce, scura e ruvida alla Tom Waits, per un progetto solista che però non centra il bersaglio a livello compositivo
Iacopo Fedi ha una gran bella voce: timbro scuro, ruvido, personale, che si presta a tenere in piedi un progetto di stampo sostanzialmente cantautorale. Qual è questo suo debutto solista, in cui nonostante il moniker presupponga l'esistenza di una band è lo stesso Iacopo a suonare tutti gli strumenti.
Le canzoni stanno tra il folk, la rock-ballad e il blues, con forti influenze da parte di Tom Waits ("Over the nation", "Sr. Napoleon") e in misura minore del Waters solista ("The tent of meeting") e dei Pearl Jam ("Beg your pardon", "True confession"). Interessanti sono le soluzioni chitarristiche (Fedi nasce appunto chitarrista) che quasi mai ricalcano la linea vocale concedendosi suoni tutt'altro che scontati, con esiti particolarmente riusciti nelle già citate "True confession" e "The tent of meeting".
Diverso discorso va fatto invece per il mood del disco, che rimane sostanzialmente identico sul malinconico/intimista ma in maniera più lamentosa che coinvolgente, e per le melodie, che non riescono ad affrancarsi dall'arrangiamento e a lasciare un segno impresso all'ascoltatore. Che rimane così in balia di una sensazione un po' a metà tra l'indeterminatezza e la noia, sostanzialmente fino alla fine dell'album. Rimane però un'opera prima, e come già detto Iacopo Fedi ha dalla sua notevoli qualità vocali e strumentali: si tratta semplicemente di affinare quelle compositive in vista del prossimo lavoro.
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La recensione Over the Nation di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-03 10:00:00
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