Quello che sembra l’intento di fondo dell’album omonimo de I turisti è proporre testi cantautorali su basi pop rock, cercando poi una certa varietà di suoni e stile, ma mantenendo ben saldo il genere di partenza; esempio per eccellenza, “Nella bocca di un cannone”, brano rocambolesco per ritmo e composizione del testo, che si interrompe in un intermezzo lento riprendendo poi le connotazioni iniziali. I testi passano dal classico tema sulla nostalgia della spensieratezza infantile (“Quando avevo 8 anni”), a quelle riflessive e di esistenzialismo generazionale (“Edera”). Sorpresa finale: “Bolo”, brano inspiegabile, assolutamente fuori tema, dalle sonorità inquiete così come la voce apocalittica che ci strappa un sorrisetto bonario, proprio perché inconsapevolmente trash.
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