"How to erase a plot" è, sin dalle prime note accennate, un disco nel quale è d'obbligo immergersi completamente. In un attimo la mente si libera da qualsiasi nebbia o tempesta circostante e l'unica foschia che rimane è quella del sound minimalista e delicato di armaud.
Strutture sonore ridotte quasi all'osso, all'essenziale, ma senza dimenticarsi continue infiltrazioni di elettronica leggera, pochi elementi a fare da protagonisti, talvolta concentrici, come nell'incipit solenne e cavernoso di "Him" o "Patterns", talvolta sussurrati come in "BK", altre volte macchinosi come nella title track "How to erase a plot". Gli elementi vanno ad aggiungersi via via che il tempo scorre, rimanendo sempre su un profilo cupo, ricco di intrecci musicali trasognati -ma con i piedi per terra- che fanno da contraltare a un timbro vocale soffice e quasi in dissolvenza continua. "Ablaze" incanta di luci scintillanti e toni più sgargianti, così come "Spoiler"e le sue brezze magice, che si tingono di un delicato e dolce filtro sperimentale, per poi andare a convergere nei tappeti più raffinati e altolocati di "Common Prayers". Echi fluttuanti di Daughter permeano tutto il lavoro, si compongono nelle particelle di quasi tutti i brani per poi scomporsi velocemente, come nelle chitarre sfiorate che diventano ben presto shoegaze di "Lullaby", o nelle percussioni glaciali e polverose di "Song for lovers", mentre il brano che chiude il lotto, "May", somiglia ad una più viscerale e dreamy Norah Jones.
In definitiva, da qualsiasi angolazioni lo si guardi, "How to erase a plot" è un disco magnifico nella sua essenzialità, delicatezza e ricercatezza di un sound che sradica l'ascoltatore dalla sua momentanea ubicazione per trasportarlo in un luogo ideale dove, per favore, fatemi restare il più possibile.
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