L'impatto con "Aldilà" è sicuramente forte. Si affronta da subito (e per la maggior parte dei minuti seguenti) il tema del momento più temuto dalla razza umana, la morte, e lo si fa con una batteria rapida e le chitarre solide e impavide di "Tutto bene" o con quelle più oscillanti fra attimi più malleabili e momenti più grezzi di "Strani giorni" e "Addormentati", o ancora con testi forti e chiari ("Vi prego ricordatevi di me / Domani forse non sarò più qui / Davvero non versate lacrime" di "Lettera"). Non mancano i momenti strumentali, con la criptica e liquida "Cactus" e la più orientale "Aldilà", che sfiora leggermente derive post-rock, o episodi più sperimentali e, in un certo senso, cupi, come con "L'occhio di chi finge", che promette una bella carica live. D'improvviso l'atmosfera si fa inquietante con "Cineteca" e quel riff iniziale che sembra esistere per sbeffeggiarci, per poi tornare a fluttuare con la più tenue e soffice "Brillo più di te". Gli ultimi sospiri sono lasciati a "Non capisci bene", brano che colpisce molto meno rispetto ai fratelli, e la più potente "Airway".
"Aldilà" è un disco che ha dalla sua una bella dose di carica e grinta, ma la faccenda, per quanto mi riguarda, si esaurisce qui, senza provocare quei sobbalzi necessari al cuore, senza strattonare forte, senza colpire in faccia veramente. Insomma, grintosi sì, ma con riserva.
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