L'esordio di Lamusa è un sogno dove pulp, soft porno e apparecchiature d'epoca sono il futuro
L’esordio di Lamusa, al secolo Giampaolo Scapigliati, è un album che procede sulle ruote di lenti bpm e suoni trascinati, lungo una via che sta a metà fra slow disco e ambient music. Bastano poche tracce per essere avvolti nel caldo vortice di atmosfere surreali che si propagano nello spazio circostante. L’intero concept è sviluppato utilizzando apparecchiatura d’epoca, che produce suoni che ricordano le sperimentazioni d’oltreoceano di John Maus, ma che poggiano su un gusto personale e consapevole.
Il sound pastoso, pieno, a tratti psichedelico di "Etrurya" nasce proprio da questa preferenza naturale per le vecchie tastiere anni ’70 e ’80. Psichedelico, appunto, a tratti, ma psichedelia intesa non come distorsione della realtà, bensì, più modernamente, come distorsione del tempo. L’effetto, per certi versi straniante, è quello di creare un tempo alternativo a quello presente. Dunque, non una proiezione nel passato, come superficialmente e semplicisticamente potrebbe sembrare, ma la creazione di una dimensione parallela in cui il passato è un’intersezione comune, mentre il presente è più simile al futuro immaginato in quel passato (da questo punto di vista, il parente più prossimo è la letteratura steam punk).
Ci si trova in una dimensione temporale inesistente, prodotta dallo scontro/incontro di più dimensioni temporali esistenti. "Etrurya", proveniente da questa “altra” dimensione, non è databile nella nostra linea storica.
Del resto, ogni elemento dell’immaginario di Lamusa contribuisce ad alimentare questa distorsione. Manifesto di tale intento è già la copertina, dove un ambiente classico è realizzato in digitale.
Data la natura temporale di questa dimensione, risulta già fondamentale il ruolo giocato dalla memoria. Basta sondare le radici di Lamusa per trovarsi subito immersi in colonne sonore di cinematografia di serie B anni ’70-’80, tra i due poli del pulp italiano e del soft porno. Una linea che passa per Fernando Di Leo per arrivare a Quentin Tarantino, passando per Twin Peaks, in cui non solo ritroviamo quel mix pacato e dosato di noir, sensualità e mistero, ma è pure una prova (precoce) di dimensione temporale parallela, non collocabile nella nostra linea storica.
Ma, lungi dalla fredda e distaccata ricerca, "Etrurya" è soprattutto memoria individuale. Giampaolo Scapigliati inserisce in "Etrurya" tutto il suo passato, non solo produttivo (non a caso è presente il primo ep "Greatest Hits" al completo), ma anche le radici viterbesi. Il titolo è una storpiatura di Etruria, il nome antico della regione, e giusto quel cambiamento di vocale rappresenta sia la stonatura in un contesto eterno, sia il passaggio dalla dimensione reale alla dimensione alternativa. Tale passaggio si spiega con un onirismo che amalgama tutto, non come un mero filtro, ma un vero e proprio ponte che unisce il vissuto con il prodotto.
Profilandosi come un contenitore di memoria collettiva e memoria individuale, passione personale e ricerca storica, "Etrurya" assomiglia davvero al bellissimo sogno di un’altra dimensione, in cui perdersi volentieri.
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La recensione ETRŪRYA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-10 09:00:00
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