Al secondo appuntamento ufficiale con il mercato discografico, gli umbri Wonder Vincent escono più maturi e più versatili con "Fiori", un album che è stoner, un album che è blues, ma anche tanto altro.
Suoni tipici di casa Fu Manchu vanno a spolverare groove blues senza nessuna difficoltà, accompagnati da un cantato che gioca a rincorrere e a farsi seguire a sua volta da un mood originale e ricercato. Vista così sembrerebbe d’obbligo la citazione ai Bud Spencer Blues Explosion (soprattutto negli assoli di "Gelsomino"), ma in realtà c’è un sottobosco musicale più dinamico, una vastissima realtà eterogenea di influenze che conferiscono all’album una fetta di pubblico che spazia da una mamma buongustaia, al figlioletto in piena crisi adolescenziale. Ogni brano meriterebbe una disamina singolare, dallo stoner/blues di "Io No Italian Head" alla caotica "Post To Me" (si legge postumi giusto?! Bene, nomen omen, il concetto è reso magnificamente anche grazie all’uso della stereofonia, molto grunge), dalla greendayana "Fine" alla ballad "Old Jane". Tutti brani validi, palese manifestazione di un gruppo che ha trovato la sua piena maturità non nell’emulare mille generi musicali, ma nell’interiorizzarli e rielabolarli con coscienza critica e buon gusto, facendo sì che mille fiori si trasformino in un unico bouquet.
Un album pressoché totale, dimenticate il tasto skip perché non servirebbe a nulla: in 13 brani i Wonder Vincent ipotecano seriamente un posto nel vostro ipod.
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