“Non c’è differenza tra i sogni e le pubblicità” è uno dei versi di “Rebus” che apre l’ep con un arrangiamento indie orecchiabile, a tratti pop e a tratti più rock. È un pezzo con un bel tiro e un testo arguto e accattivante: viene proprio voglia di ascoltarlo e di agitare un poco il capo.
Lo scenario sembra cambiare di colpo con la seconda traccia e le sue metafore, tra steppe asiatiche e aurore boreali; “Noi Lupi” presenta un piglio garage-rock e parole arrabbiate: “Ululiamo alla Luna senza una speranza vera”, forse una descrizione delle nuove generazioni cui il gruppo appartiene. Segue il cielo tetro di “Periferia”: “Spiegami perché dovrei restare in un posto che di me non vuol sentir parlare...”.
Il brano di chiusura è la title-track “Montecristo”, con tutto il carico di rimandi letterari e cinematografici che si porta dietro. “So che ti senti solo come Montecristo, come un manifesto popolare attaccato sotto un cavalcavia della Capitale, so che ti senti solo come Gesù Cristo”, recita il ritornello: una delle armi più efficaci della band è proprio quella di volersi rivolgere direttamente a chi ascolta.
Le melodie tendono a sorprendere, anche con piacevoli assoli di chitarra quasi jazz, ben sostenuti dall’altra chitarra, dal basso e dalla batteria. La voce è interessante: è graffiante al punto giusto, senza nascondere la giovane età.
Per essere il primo ep di ragazzi che hanno tra i 17 e i 19 anni c’è davvero da ben sperare. Non solo perché hanno deciso di usare la lingua italiana, talvolta snobbata dagli artisti del nostro Paese, ma soprattutto perché sanno parlare con grinta e consapevolezza in faccia ai coetanei e ai connazionali. Non resta che aspettare i prossimi lavori.
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