Arriviamo subito al dunque. Per i Dionea il problema è all’origine. All’intenzione di un pop rock da tormentone, con ritornelli sempre al massimo e testi facili, si sovrappone una mancanza di credibilità di fondo, o almeno questa è l’impressione durante l’ascolto de “La maschera”. L’album in questione manca di un senso che lo animi, di una cifra stilistica personale che vada al di là del genere di riferimento o quello che sembra trapelare dall’ascolto. Nonostante si notino infatti delle influenze e un’intenzione generale che ambisce a creare un tipo di musica di facile ascolto (un mix tra i classici Pooh e gli accenti più rock dei Modà) integrata da testi di dubbia valenza artistica (“sì padrone, sai cosa ci vedo io in questa situazione solo fumo e niente arrosto tanto tu pensi me ne fotto” scrivono ne “La maschera”): insomma, non si nota una vera e propria identità musicale e stilistica.
I Dionea sono inclassificabili; il lavoro finale manca di struttura e senso generale e, proprio per questo, un giudizio in merito non può che ridursi ad una considerazione: ci si trova di fronte a qualcosa che non ha forma ma solo una vaga e fiacca intenzione di partenza. Per i Dionea i presupposti non sono dei più incoraggianti e considerando oltretutto che ci troviamo di fronte al terzo album, quello che viene da pensare è che la strada sia davvero in salita.
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