Avete presente i riff nervosi di Steve Albini o la chitarra furiosa di Agostino Tilotta degli Uzeda? Una sintesi dei due stili, il primo essenziale e minimale, il secondo tecnico e logorroico, è ben realizzata in questo esordio discografico degli Edible Woman. I riferimenti al noise d’oltreoceano quanto a quello nostrano sono abbastanza evidenti. Oltre ai citati nomi potrei aggiungere quello dei Rye Coalition, dei One Dimensional Man del primo rinnegato disco, dei Three Second Kiss, Crownhate Ruin, Jesus Lizard e Rapeman.
La prima traccia (five minutes later) è un’esplorazione chirurgica del noise-core più evoluto con un tagliente sax a rigirare il coltello nella ferita. La seconda e la terza traccia si contorcono e si aprono su impietose frustate di chitarra. Man mano che si procede negli ascolti si coglie l’elemento caratterizzante del sound degli Edible Woman, dietro un’apparente furiosa immediatezza si cela un’architettura di riff che esplodono e implodono senza soluzione di continuità. Validissime le aperture che sfiorano la melodia come quelle della quinta e sesta traccia (Suspicious e Toss) che sinceramente preferisco agli episodi di matrice noise-core sparsi qua e là nel disco.
Il disco scorre trascinato da una ritmica di basso e batteria metronomica ed ossessiva. Spesso non si riesce ad afferrare l’inizio e la fine delle singole traccie che si confondono in un vortice di variazioni di tempo che ti lasciano inebetito e frastornato. Gli Edible Woman spingono sull’acceleratore trattenendo il fiato fino al collasso finale. Questa attitudine li costringe spesso però, per mantenere fede al loro dissacrante istinto decostruttivista, a ricorrore a soluzioni un po’ di mestiere.
Complessivamente un ottimo disco nella speranza che il gruppo riesca a metabolizzare ancora di più le influenze a tratti ancora ingombranti.
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La recensione Spare Me / calf di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-03-14 00:00:00
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