Il titolo ti costringe a rallentare per leggerlo - e scriverlo - bene: “Motomonotono”. Uno scherzetto di un gruppo che di rallentare, invece, non ha voglia. Anzi, accelera, sconquassa e atterra come prima e molto più di prima: così è, se vi pare. Gli Zeus! dunque tornano e fanno quello che sanno fare meglio, una musica che è terra bruciata e metallo temprato. Il moto monòtono (o monotòno) del duo è uno sberleffo che fa paura: avvicinati pure, non morde mica (semmai azzanna e ti fa a brandelli). Non potrebbe essere altrimenti, siamo dalle parti del caos come modello di comportamento.
“Rococock Fight” ingrana la doppia marcia basso+batteria e spara un macello di distorsioni assurde e rullanti imbestialiti, una roba cattiva il giusto e corrosa da una voce che urla come dio - o Zeus - comanda. “Enemy E Core” è noise tribale a cavallo di tempi irregolari e ansiogeni che crescono fino a raggiungere un finale sospeso e irrisolto. “Shitfing” ha un andamento altalenante: momenti di relativa stasi intervallati da riff che sembrano volersi complicare la vita avvitandosi continuamente fino alla dissonanza definitiva. E poi c’è “Panta Reich”, un lungo brano che diremmo ambient se non stessimo parlando degli Zeus. E infatti la band progressivamente distorce e contorce la melodia iniziale: tuoni e fulmini, o giù di lì.
“Motomonotono” è una raccolta con un pedigree leggermente più Lightning Bolt e un pochino meno Locust (peraltro è ancora Justin Pearson con la sua ThreeOneG a pubblicare il cd, mentre Sangue Dischi e Tannen Records completano il giro con la versione in vinile). Ecco: rispetto al precedente “Opera” gli Zeus! danno l’impressione di puntare su un lavoro più compatto nei suoni e nella costruzione della scaletta. Un’omogeneità che da un lato evita sorprese - avanti tutta e fuoco a volontà - ma che dall’altro garantisce risultati e qualità. In breve: la botta c’è, i volumi pure, la tecnica neanche a dirlo. Deve fare un gran caldo, lassù nell’Olimpo.
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