L'esordio electro wave di una londinese d'adozione
Nel 2013, Tullia Benedicta lascia la sua Ravenna per trasferirsi a Londra. Nella capitale britannica, la cantante trova un ambiente ideale per l'ideazione e la creazione del suo primo disco solista, prodotto da Glen Johnson e Jerome Tcherneyan, due dei componenti dei Piano Magic, fonte di ispirazione fondamentale nel processo ideativo di "Anteros". Il disco, composto da otto pezzi, si presenta all'ascolto come un omogeneo ibrido tra elettronica e new wave, arricchito dalla profonda e sensuale voce di Tullia.
Diversi pezzi dell'album hanno momenti esclusivamente strumentali, come l'intro d'apertura o buona parte di "Edge of Life", dove beat essenziali ma eleganti non fanno rimpiangere la presenza del cantato, generalmente mai troppo preponderante rispetto alla parte sonora dei brani. La voce di Tullia Benedicta sembra infatti dapprima adagiarsi sulla musica, per poi impastarsi con essa, in un abbraccio sonoro dove delicatezza e oscurità si bilanciano alla perfezione.
I brani di "Anteros", che deve il suo nome al mitologico fratello di Eros, si susseguono svanendo l'uno nell'altro, senza stacchi netti, come un'unica traccia che di volta in volta assume sfumature inedite. Ritmi ipnotici accompagnano in un viaggio allucinato, esattamente come nel video realizzato per "Devotion", dove i riferimenti a forme estreme di feticismo si fanno visivamente espliciti. Con "Rain" Tullia Benedicta cede alla melodia e crea una ballata triste accompagnata dal pianoforte, per poi accelerare nuovamente in chiusura con il remix di "Beats or Silence" ad opera di Tcherneyan.
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La recensione Anteros di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-29 09:30:00
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