Un musicista forse non accessibile a tutti, ma che sta spingendo l’asticella della musica italiana un passo più avanti.
Se si dovesse esprimere un singolo giudizio su questo disco di Gianluca De Rubertis si direbbe che è una raccolta di canzoni profondamente fuori moda. Lontano anni luce dalle tendenze che uniformano suoni e testi nel cantautorato italiano degli ultimi anni, De Rubertis consacra le sue dita al pianoforte e a un approccio classico nel senso più comune del termine: dal chiaro di luna (che diventa siderale) passando per marcette e ballate, tutti i pezzi funzionerebbero benissimo anche senza il cantato a guidarle. Una scelta che, oltre ad essere piuttosto raffinata, non tutti potrebbero permettersi; utilizzando le strutture della musica classica nella canzone pop De Rubertis dimostra un talento compositivo, una cultura e un gusto decisamente non comuni.
Ma la matrice classica, per quanto portante, non è l’unica del disco: il piano viene affiancato quasi sempre da chitarre elettriche, hammond e sintetizzatori in atmosfere fine anni ‘70 che, seppure insolite di questi tempi, riescono nondimento a definire uno stile più che riconoscibile. Un profilo che tra l'altro quasi coincide con la stessa voce di Gianluca De Rubertis, che guida e dirige l’ascolto: parole baritonali, notturne e sensuali (la scelta di duettare con Amanda Lear non è casuale, in questo senso) che riescono finalmente a smarcarsi dal cliché dannunziano per trovare una loro dimensione tra poesia e narrazione. Il racconto mantiene le atmosfere pallide e pre-raffaelite del disco d'esordio, con in un più una ricerca metrica e lessicale che non rinuncia alla complessità pur riuscendo naturale e aggraziata, anche quando indugia in una certa decadenza.
Il nume tutelare non è più solo Gainsbourg, quindi: in “Fiorigami” si sente forte l’eco di Capossela, in molti altri brani si può leggere in trasparenza il romanticismo puro di Cammariere, la ricerca sulla natura umana di un Morgan ispirato nell’appartamento, i dettagli e le aperture melodiche di un Bianconi qualsiasi.
Con la differenza che qui siamo di fronte ad un nome nuovo e pulito da aggiungere alla lista. Un musicista forse non accessibile a tutti, ma che sta spingendo l’asticella della musica italiana un passo più avanti.
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La recensione L'universo elegante di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-28 00:00:00
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