Andrea Casali ha trovato la sua dimensione, ed è una dimensione che ci fa (tristemente) felici.
Che cosa distingue Andrea Casali in arte Caso dalle moltitudini di cantautori post-brondiani che cantano – o urlano – il disagio giovanile/di provincia?
A un orecchio distratto, forse niente: voce espressiva ma non esattamente virtuosa, arrangiamenti scarni, metrica non canonica, testi che appunto indagano malesseri assortiti figli della contemporaneità (ma non solo), della giovinezza e della periferia. Tutto già strasentito e anche superato insomma?
Eh no, attenzione. Non “no” nel senso che non abbiamo mai sentito niente di simile, però se fate un po' più caso alle sfumature vi accorgerete di alcuni particolari che la differenza la fanno, invece.
Intanto, arrivato al quarto disco, Andrea ha lasciato perdere il minimalismo vascobrondiano (sì, il riferimento più immediato è sempre lui, mi dispiace) a tutti i costi, per allargare lo spettro delle sonorità, renderle più ricche e rock, e intanto abbracciare un linguaggio più classicamente cantautorale, senza rinunciare a uno spirito punk e neanche a qualche tentazione pop (Il ritornello di “Blu elettrico”, per dire, è cantabilissimo). E poi ci sono i testi, che affrontano tanto l'attualità stretta quanto realtà più lontane da noi (la “paura ogni volta che suona la sirena" di “Lario”), tanto tematiche intimiste e personali ma in cui molti potranno identificarsi. E lo fa con una sincerità spiazzante, e un senso della provocazione non gratuita davvero raro. Un esempio su tutti: in “Santo patrono” dice “dopo un anno di pioggia oggi è il primo giorno di sole ma in giornate come questa, baciate dalla luce, questo posto”, c'è una piccolissima pausa, giusto il tempo di aspettarti una bella immagine bucolica, poi: “fa ancora più cagare”.
Credo che chiunque viva in una provincia cronica stesse aspettando questa canzone. Grazie a nome di tutti.
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La recensione Cervino di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-04 09:55:00
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