La Redled si è finora distinta su queste pagine per la sua proposta orientata prevalentemente alle sonorità orbitanti intorno al pianeta crossover e nu-metal - tutti contraddistinti in buona parte dall’impegno politico militante - anche con risultati degni di nota per un’etichetta così giovane.
Con “Natura contraria” degli Heza, invece, ci si inoltra in territori altri, contigui ma ancora poco esplorati nei lavori finora pubblicati. I cinque veneti, infatti, suonano rock, puro e semplice; persino la loro passione più cocente - quel Seattle’s sound che fu caratteristico, tra i tanti, dei Pearl Jam - risulta nel loro ultimo lavoro più celata di quanto non lo fosse nei dischi pubblicati in precedenza a nome Quartafila.
Il disco allinea nove brani già apparsi nei precedenti demo, seppur rivisti anche in modo rilevante - come ad esempio “Scelte”, accorciata e presentata in una veste più doma dell’originale – assecondando però la nuova cifra stilistica del gruppo. Perché col passare del tempo gli Heza hanno addolcito il loro suono, arricchendo le scelte compositive di nuovi strumenti e arrangiamenti, svincolandosi parzialmente dall’approccio crudo e diretto dei primi lavori, pur mantenendo il carattere deciso di canzoni come “Naturale” (che ricorda tanto i vecchi Afterhours).
Rock italiano quindi, melodico ma non così tanto da risultare stucchevole, che, anche per la provenienza, fa venir alla mente gli Estra. I testi in madrelingua, prevalentemente criptici, e il ricorso alla ‘forma-canzone’ sono infine gli elementi che completano un quadro dove la dimensione del consueto risulta dominante. Ed è questo lo ‘spettro’ da cui gli Heza pare non si siano ancora liberati del tutto; intendiamoci: non si pongono certo l’obiettivo di stupire, semmai quello di condividere con più persone possibili la musica e le emozioni che questa può convogliare. Il problema non è quindi nello stile scelto, che è una delle opzioni più ovvie ed efficaci, quanto il fatto che molte delle canzoni non restino; in sostanza qualche buona melodia, un paio di ritornelli riusciti, ma per il resto tutto scivola nella confusione del ‘già sentito’.
Non è così che dovrebbe andare, e spiace constatarlo ad una formazione che suona bene e a volte inanella momenti felici ed indovinati come la opener “A Gerico” e la successiva “Eterno”, entrambi decisamente radiofoniche, la già citata “Scelte”, carica e anthemica quanto basta, e “Naturale”, brano che spicca per grinta.
Nel complesso, però, “Natura contraria” può definirsi solo un ascolto piacevole... niente di più, niente di meno.
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La recensione Natura contraria di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-03-20 00:00:00
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