Possiamo vedere il nuovo album di Babaman, come diviso in due: da una parte c'è il reggae caldo e romantico, dall'altra il ragga più aggressivo. "Vibrazioni Positive" è probabilmente il lavoro di Babaman prodotto meglio in tutta la sua discografia: i suoni sono ottimi, gli arrangiamenti mai banali, c'è un'idea di equilibrio che amalgama bene le varie sfumature del disco.
Delle due anime, quella reggae è sicuramente affascinante ma ti stanca più in fretta. Quando sceglie atmosfere più tristi e intime ("Non puoi nasconderlo a me" e "Credere nei sogni") mi piace molto: le melodie sono particolari e ti viene voglia di metterle in repeat continuo; le altre canzoni mi convincono meno. Certo, Babaman non è un esordiente e il livello resta alto: i pezzi sono scritti bene e risultano piacevoli ma manca quella freschezza che era ben presente in "La nuova Era" (2012) e negli episodi più riusciti di "Reggae Imperiale", il disco pubblicato insieme a Kg Man l'anno scorso.
Quando si punta sul raggamuffin, invece, le cose tornano al loro posto: "Comprare il talento", "Dem a Babylon", "Se scende Babaman" funzionano tutti; le basi sono belle, il suono può anche sembrare più patinato rispetto al passato ma è coerente con l'idea del disco. Il flow è deciso, il risultato finale è potente.
"Vibrazioni positive" non è un capolavoro ma resta un buon album. Il giusto punto di arrivo dopo più di 10 anni di carriera, certo non deve fermarsi qui.
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