Marlat SINE DIE 2015 - Rock, New-Wave, Dark

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Un tuffo di pancia nella darkwave continentale più tradizionale e rockeggiante. Rigorosamente in italiano.

L’orologio privo di lancette - di bergmaniana memoria - immortalato in copertina anticipa candidamente le tematiche di “Sine die”, esordio sulla lunga distanza per i parmensi Marlat. A dire il vero un tema per nulla originale, quello della ciclicità e indefinibilità del tempo, già più volte sviscerato in opere letterarie, pittoriche (su tutte “La persistenza della memoria” di Dalì), cinematografiche (“Il posto delle fragole” del già citato Bergman) e, soprattutto, musicali.

La band di Filippo Galleani lo pone liricamente al centro delle proprie scorpacciate di rock oscuro – e non poteva essere altrimenti – confezionandolo, in lingua natia, dentro un vestitino gotico cucito con chitarre taglienti, tastierone spettrali e ritmiche battenti. Tutti gli ingredienti del caso, dunque, per saldare efficacemente insieme new wave tricolore e varie darkerie mitteleuropee, in un tripudio di déjà-vu che spaziano dai The Cure (le chitarre smithiane di “Io sono la notte” e ”Brucia nel silenzio”) ai Litfiba più spasmodici (“La terza taglia il filo”), fino ai The 69 Eyes, quasi emulati nei frangenti più turbolenti e piacioni (“Distante”, “Saffo”).

Ciononostante l’insieme risulta atmosfericamente accattivante, grazie anche alla vocalità dalle tinte neofolkeggianti di Francesca Mora – che a suo modo compensa quella meno caratterizzata dello stesso Galleani – e a fine giro di giostra la decadenza notturna che impregna tutto il disco finisce per lasciarti in bocca un dolceamaro retrogusto nostalgico.

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La recensione SINE DIE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-03 10:05:00

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