"Kalokagathia" è l'idea di perfezione umana per gli antichi greci: composto di kalòs (bellezza) ed agathòs (bontà) che il rapper usa come metafora della ricerca di perfezione estetica nella sua musica, ovvero perfetto bilanciamento tra forma e contenuto.
Nella seconda parte del suo lp Martin Basile ci fa trovare cinque nuovi brani in cui vuole contrapporre "alla semplicità del quotidiano un mondo interiore intricato ed una grande forza di volontà". Una delle spinte principali della cultura hip hop è infatti la spinta individualistica che cerca di uscire dal branco cercando conferme nel mondo esterno e nella maturazione interiore ed esteriore. Anche per questo il "rapper didascalico" (così si definisce e definisce i suoi testi Basile) è arrivato ad un utilizzo molto organizzato e pieno di contenuti.
"Kalokagathia" cerca di inserirsi, infatti, in quel filone dell'hip hop che guarda al soul e al jazz e si fa sporcare da suoni più melodici e caldi in netto contrasto con le basi più ritmate e costrette di un rap "canonico". Anche per questo i temi trattati (il mondo del lavoro, la fuga dalla routine) non suonano come urli di rabbia puri spesso solo finti da questa generazione di rapper, al contrario, facendo dialogare il rap con altri strumenti, come il sassofono di Cecco Michelazzi in "Vendetta Vera" o la chitarra di Enrico Salvatori in "Guido verso l'alba" regala una maturità ed un peso al proprio testo che li rende certamente affascinanti e particolari.
Tutte le tracce sono composte e suonate da Martin Basile con l'ausilio della sua ormai storica band i Butter Pasta. Fa eccezione il freschissimo brano "La vita dinamica del riccio" (forse la vera chicca), prodotto dal beatmaker genovese Truman. Tra le collaborazioni, per questo lato B: Matteo Mammoliti (batterista dei Loop Therapy), Dj Kamo, il cantante R&B Gionathan, il rapper Pain.
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