Paladini del funk più votato al groove e alla tecnica, gli A Free Mama si confermano con un secondo lavoro dall'impianto strumentale granitico. Pronti per quando il filone tornerà in voga
Pur in un momento di grande apprezzamento del funk in Italia, grazie a beniamini come Calibro 35 e La Batteria, esiste un'intera "scuola" del genere, quella più votata alla tecnica e al groove e meno all'atmosfera, e che ha negli Earth, Wind & Fire e Tower of Power i suoi numi tutelari, che ancora rimane abbastanza di nicchia, confinata agli indefessi cultori degli anni Settanta-Ottanta e ai teacher's pet delle scuole di musica.
Prova a svecchiarla un po' il combo toscano A Free Mama, con questo secondo lavoro che, a distanza di tre anni dall'esordio, ne conferma il notevole affiatamento, trascinato com'è giusto che sia da un asse basso-batteria di primissimo ordine.
Il suono diventa più aggressivo (il ritornello di "Get it off" è quasi in odor di Primus) e meno melodico rispetto al disco precedente, i fiati dettano la linea con decisione nella title-track e in "Now I'm done" (squisitamente Incognito), la voce è libera di svisare su un impianto strumentale di solidità granitica.
C'è anche il pezzo più radiofonico (l'amico Giuseppe Catani parlava giustamente di Capital in occasione del primo album, io ci aggiungerei anche Montecarlo), si intitola "Stop watch" e dà un saggio ulteriore dell'abilità e dell'ecletticità della formazione fiorentina. Che, se o quando questa vulgata del funk di cui si accennava tornerà in voga, si farà senz'altro trovare pronta, come lo è ora.
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La recensione Marginality di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-07 09:55:00
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