Electrodream è fatto di suoni eterei e artificiali. Un buon lavoro che si fa ascoltare con piacere, ma a cui manca sempre qualcosa per il salto di qualità.
"Electrodream" è il primo lavoro completo di Maddalena, anticipato dal suo ep omonimo di qualche mese fa. La cosa curiosa è che i brani nascono alla chitarra acustica e poi vengono completamente trasformati, sublimati e resi artificiali, in modo che i suoni acustici siano del tutto assenti e impercettibili nel risultato finale, che non ci sia più nulla di terreno.
Sono infatti suoni eterei che accendono la luce nel buio del cosmo, quelli di "Electrodream". Sono suoni artificiali che vengono dal futuro, eppure illuminano la bellezza della piccole cose. È questo il senso della traccia d’apertura, “Beautiful”.
“Candies”, invece, è più movimentata e martellante, il ritmo cresce e diventa coinvolgente, è l’ascesa e l’uscita dall’atmosfera, a cui seguono gli attimi in cui il respiro rimane sospeso e i ritmi rallentano; così “Deeoboys” prosegue sulla linea lenta ed è fatta di voci che come matrioske sussurrano l’una nell’altra, s’inseguono e si accompagnano in un gioco di eco rimbombanti. Tra le migliori, in quanto a composizione.
“Your Heroes”, poi, è malinconia che culla leggera, non annienta, ma anzi sembra soffice e dolce; “Sickness” è invece pura tristezza che si fa musica e diventa - anche lei - artificiale, e chissà che non sia una strategia per superarla; “Knock” è un insieme di vibrazioni profonde che attraversano la pelle per continuare a sussultare nel tessuto delle ossa. È così che sembra bussare, diventando un brano onomatopeico tra i migliori del disco.
"Electrodream", allora, è un buon lavoro. Contiene i quattro brani del precedente ep e si stacca poco dallo stile che lasciava intravedere (si sentono sempre tanti Cocteau Twins, Hope Sandoval, Lisa Germano o Cat Power). Il suo difetto è di non riuscire ancora a fare quel salto di qualità che potrebbe renderlo unico. Si lascia ascoltare con piacere, ma non lascia il solco dei capolavori. Certo, i capolavori sono rari, ed è la loro rarità a renderli tali, ciò non toglie che sia produttivo puntare sempre al meglio. "Electrodream", quindi, può e deve migliorarsi, magari arricchendosi di nuove esperienze e tentativi, osando, magari mantenendo una parte di quei suoni acustici che sono all’origine di tutti i brani.
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La recensione Electrodream (album) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-13 09:50:00
COMMENTI (1)
grazie Emma!