the Contraband Strange Destiny 2015 - Rock, Hard Rock

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La Contraband si diverte e diverte l'ascoltatore, per un buon disco penalizzato solo da un postproduzione non all'altezza

Si divertono, si divertono The Contraband. Si sente eccome!
Sono una band di recente formazione con base a Trento formata da cinque musicisti, un classico organico rock: due chitarre, ritmica e voce solista.
The Contraband si propone con un prima prova a “lungometraggio” dal titolo “Strange Destiny”, che contiene dieci canzoni, riconoscibili come apprezzabili esercizi di genere, eseguite da una band che deve ancora superare la prova della professionalizzazione da sala. Quanto emerge dall’ascolto del disco, di impianto ammiccante all’hard rock, ma venato di quel controllo che lo fa virare verso il pop rock o rock da battaglia, racconta di un comprensibile desiderio di dispiego di ali e di energia da parte della band, che si fanno ascoltare, ma senza gridare al miracolo.

I riferimenti musicali di “Strange Days” sono abbastanza riconoscibili.
Spaziano dalle atmosfere epico romantiche dei Guns n'roses, alle ballate polifoniche à la Boston, all’impeto dei Foo Fighters, non dimenticando certa lezione di southern country rock alla Alabama.
“Strange Destiny” soffre di due difetti principali: una post produzione che pare essere stata assente nella caratterizzazione dei suoni per un genere così sanguigno e viscerale a cui fanno da pendant i limiti della sezione ritmica a cui un buon produttore però avrebbe prestato attenzione, chiedendo meno stacchi e fill out da grand soireè al pub con gli amici, prediligendone una concentrazione “solid rock” sul beat. E sul sound.
I pregi, oltre alle composizioni di cui ho già scritto, sono la voce di un cantante che, assieme alle chitarre, avrebbe voluto cantare di più o solo essere mixato con diversa maestria.
Consiglio l’ascolto di due brani del disco, “The Castle” e “Don’t forget my name”.
“The Castle” è una di quelle prove che, opportunamente riarrangiate, avrebbero fatto la loro figura in qualche intermezzo di un disco di qualche band country rock come i già citati Alabama, o anche in un momento più ludico e divertito dei Led Zeppelin. “Don’t forget my name”, infine, è il brano che potrebbe diventare il loro singolo di punta.

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La recensione Strange Destiny di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-03 00:00:00

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