Oh Lazarus
Good Times 2015 - Jazz, Blues, Alt-country

Good Times
30/12/2015 - 09:50 Scritto da Silvio Bernardi

Aspettative alte, risultato non sempre all'altezza: il debutto country-folk degli Oh Lazarus rivela una band interessante ma che deve ancora aggiustare il tiro

Curatissimo artwork col corvaccio e gli scheletri, comunicato (fin troppo) ben scritto che scomoda Joan Didion e Andy Warhol, e conia il genere di Gothic Americana per definire l'esordio degli Oh Lazarus, insistendo sostanzialmente sul carattere sepolcrale del loro country-folk.

Dunque aspettative alte, anche per la formazione atipica (voce/clarinetto, chitarra/lap steel/organo, valigie/latte/percussioni) e gli ospiti eccellenti (Nicola Crivelli e Andrea Girelli dei News For Lulu, Tommaso Vecchio dei Pocket Chesnut), nonché per l'interessante scelta della scaletta, che si compone di originali e traditional riadattati, oppure musicati ex-novo. Con risultati intriganti, nel caso di "Single girl again" e "Sister Kate", o dell'originale "Good times", che dimostrano una buona attitudine melodica e un approccio non scontato alla tradizione.

Non si può dire purtroppo lo stesso di altri episodi, in particolare i restanti tre brani interamente originali "Ball and chains", "Down" e "Fangs", che appaiono un po' troppo arzigogolati nelle linee di cantato e solo parzialmente salvati dagli arrangiamenti. Anche perché la voce - particolare - di Cecilia Merli si stacca in maniera piuttosto netta dal resto, per una scelta di produzione che all'ascolto risulta abbastanza controproducente: sia perché in certi punti finisce per oscurare il buon lavoro fatto dai musicisti (il basso di Crivelli, in particolare, è sacrificato) sia perché la voce, non essendo tecnicissima, messa così in primo piano e praticamente equalizzata senza effetti, esaspera alcuni limiti che avrebbero potuto essere normalizzati da un mix diverso.

E forse anche da una scelta più oculata dei brani da reinterpretare, a ben vedere: perché misurarsi da subito con un gigante come Tom Waits, e una canzone splendida della sua produzione più recente come "Come on up to the house", è una sfida ardua per chiunque, e rischia come in questo caso di non essere alla portata.

Peccato perché gli Oh Lazarus hanno diverse qualità e non sono una delle tante roots band "di riporto", ma per colpire gli appassionati di queste sonorità, che nella maggior parte dei casi sono di palato fino, occorrerà aggiustare un attimo il tiro col prossimo lavoro.

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