“Chagall” è un disco d’ispirazione artistica dalle molteplici influenze che convince e ti entra dentro, inspiegabilmente.
“Chagall” è un disco che ti morde al torace e ti strappa la carne con i morsi di brani sempre diversi, diretti e concisi, precisi, forti e ironici. Sono pennellate fauves che si esprimono nel ritmo che alza la tensione. È un disco sospeso e contraddittorio fatto di influenze, impulsi e battiti continui, crescenti.
L'album confessa la sua ispirazione già dal titolo-tributo a Chagall: un gran pittore, un grande artista, difficile da inquadrare, lungimirante, creativo, che sapeva cogliere gli aspetti migliori delle novità artistiche del suo tempo e dargli una forma diversa, nuova, individuale. La stessa cosa che fa Cassandra Raffaele in questo disco, dove passa da brani acustici in stile cantautore ad altri che spingono sull’elettronica, ad altri ancora costruiti su piano e voce.
“Cane che abbaia morde”, primo singolo, è un brano che si apre con la chitarra acustica e lo stile alla Maria Antonietta. “Dicono che la pazienza resta la virtù dei forti, e per i deboli cosa si può fare? Per trovare la forza di ricominciare? Dicono che il tempo serva a guarire le ferite. E se il tempo è già finito dove andremo?”. Sono domande senza risposta, il rovesciamento dei pensieri comuni, dei proverbi, l’altra faccia di una medaglia che ci ostiniamo a guardare da un solo lato. Perché anche “la fortuna non è mai stata cieca, indossa gli occhiali e sceglie i suoi favoriti”.
L’elettronica domina invece “La sirena e il marinaio”, ed è l’alternanza tra la voce eterea e sottomarina della sirena Cassandra e il marinaio Brunori SAS: “il nostro è un amore impossibile, ma saremo uniti per sempre”. È la storia di un amore a tutti i costi, “sfidando i venti contrari”, baci al veleno, perché “vada come vada non voglio perderti, anche se il prezzo da pagare non ha limiti”. È l’amore di mantide religiosa che, realizzato, uccide.
“Il filo” è la ricerca di se stessi, del “filo che hai perduto”, dove l’esistenza è paragonata a una corda sospesa e ad accompagnare la ricerca ci pensa il duetto tra Cassandra e l'artista francese Nico & The Red Shoes.
“Valentina” è in assoluto tra le migliori. Lo stile è quello della Meg più giovane. È una storia di amore doloroso, di te, Valentina, che “mi hai rubato il buono, il peggio e l’indicibile”. Tu, che “sai ferire, ti viene naturale come respirare. Ma io dovevo andarmene quando per me sarebbe stato un po’ più facile”. Perché “Valentina, mi hai rubato anche il coraggio e adesso che ci fai?”. E sai “sei ridicola! E adesso tutti sanno quanto io ti amai. Un fiore non può crescer con la sete. E nemmeno il mio dolore adesso può mentire”. Il dolore ingenuamente sincero si esprime in un sottofondo che rimbomba e fa aumentare il ritmo cardiaco su cui, precisa e intensa, la voce di Cassandra Raffaele è trascinata, dolorosa, e scivola come vernice fresca su una tela in verticale.
“Meditazione” cambia completamente direzione. È il coronamento della collaborazione con Elio (con cui Cassandra aveva già lavorato durante l’esperienza a X Factor nel 2010): “ho deciso di iniziare a meditare perché non ho più niente da fare. Voglio vivere con estrema leggerezza e non voglio farmi più fregare da questo senso di mancanza. Sono in pericolo se guardo le vetrine, in crisi di astinenza al centro commerciale. Voglio tutto, anche la merce in magazzino, ma il mio guru mi accarezza e dice ‘Svegliati, svegliati bambina!’”. È un’istantanea sui tempi moderni e sulla nostra vacuità, il bello è prenderla con ironia e ascoltare la voce del guru che ci invita a svegliarci e uscirne. È lì che arrivano le parole di Elio, se non fosse che alla fine della seduta il guru, dopo tutte le belle parole, “è sofferente sulla porta” e mi dice di portarlo al centro commerciale! Ironia come specchio della realtà, questo è il senso.
“Chiedimi” è un’altra svolta netta, dove il ritmo si fa più lento e il piano si unisce alla perfezione con una voce che sale e dimostra tutte le sue capacità e la sua estensione. “Chiedimi se sento ancora freddo, ho le mani congelate dal silenzio di te che mi stai accanto e non mi parli”: è la mancanza di comunicazione che ci avvolge anche quando sarebbe necessario superare quelle barriere alte e possenti che abbiamo issato tra noi e gli altri. Sono ricordi d’infanzia urlati, è bisogno di parlare.
“A (t) tratti” è quella sensazione difficile da spiegare dove tutti i sensi normali si perdono e si capovolgono, che ti travolge, ti rende un po’ stupido, t’impone sul viso quello sguardo perso nel vuoto e lascia il tuo fiato senza parole e anche se “dovessi dare fiato alle parole quando mi guardi normalmente ed ignori quello che esplode per te, il mio discorso non avrebbe senso, ti sembrerebbe aramaico e diresti che sono folle. E forse c’hai ragione”. È il disegno semplice e metaforico della vita che apre e chiude il brano: “se dovessi disegnare la mia vita in maniera riassuntiva farei una linea a tratti. Gli spazi vuoti sarebbero i momenti in cui io non respiro perché mi sei vicino, […] ma quando ti allontani divento un segnale elettrico piatto". E poi si esplicita, perché “non so se l’hai capito, da quando ci sei tu io non capisco più niente. E posso uscire anche in mutande a dicembre e non sentire freddo […]” Ma c’è un “ma”: “da quando ci sei tu, non ci sono io”. È la perdita d’identità, l’esaurirsi nell’altro. Ancora una volta, la verità passa attraverso l’ironia.
Infine “I fiori di Battisti”, a chiudere il disco, sono la soluzione e la cura ai dolori che ci avvolgono, perché “ah, com’è dura la vita se non curi la ferita. Forse è meglio cominciare con i fiori di Battisti, i fiori di pesco”.
Cassandra Raffaele insomma fa parte di quella scena moderna che unisce la vena da cantautore, una capacità di scrittura precisa ed evocativa che illumina i dettagli, all’elettronica, a ritmi rapidi e tesi, a vibrazioni che inspiegabilmente entrano dentro. Ascoltarla è un piacere.
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La recensione Chagall di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-11-17 10:05:00
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