Una cantante che non ha paura di andare sempre avanti, senza guardarsi indietro.
Ho comprato “Mosca bianca” di Francesca Lago il giorno dopo aver sentito il singolone “Niente per me” su Radio Deejay, in una di quelle trasmissioni in seconda serata che di tanto in tanto piazzavano clandestinamente belle canzoni (“Rosemary Plexiglas” degli Scisma, per dirne un’altra, l’ho ascoltata la prima volta da Bertallot, se non ricordo male). Ecco, all’epoca Francesca Lago sembrava destinata a diventare una Carmen Consoli più tosta e guerriera (la Consoli peraltro aveva scritto un paio di testi per Francesca). E invece c’è stato l’inabissamento di un talento che probabilmente non aveva poi molta voglia di obbedire ai riti del mainstream. E la nuova Francesca Lago, quella della seconda parte della sua carriera, non ha nulla della precedente. Se non il buon gusto.
“Mirrors Against the Sun” ha una produzione curata e un andamento piuttosto morbido: le scariche elettriche sono sempre ben controllate, generalmente sotto la linea rossa della saturazione estrema. È un suono adulto, privo di teen spirit e dunque senza un impatto da tutto per tutto che ti costringe a schierarti in un senso o nell’altro. Proprio per questo, le canzoni di Francesca Lago sono difficili: non sono armi appuntite che scalfiscono l’ascolto, semmai è una lenta risacca che lavora sotto traccia, nel tempo. Un azzardo, nell’epoca dello shuffle e dell’offerta musicale sovrabbondante. Ma l’autrice è la stessa che ha abbandonato il successo scontato in favore di un percorso indipendente e consapevole: che cosa potrà mai fregargliene di certi discorsi.
“Where Do We Go” ha un arrangiamento rotondo e sintetico che ben si accoppia con la vocalità leggera di Francesca. “DNA” è una ballata spettrale per voce, pianoforte e poco altro, qualcosa che ricorda in parte le canzoni meno irregolari di Julia Holter. “Modular C” forza i ritmi e prova la carta del rock eclettico in quattro quarti: non sta molto nelle sue corde vocali, che sembrano non avere il volume giusto per sostenere il peso di un brano di questo tipo. Meglio “New Song”, un pezzo di arpeggi pieni d’ombre e ritornelli assolati, forse la traccia che rappresenta al meglio le doti artistiche di una cantante che non ha paura di andare sempre avanti, senza guardarsi indietro.
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La recensione Mirrors Against the Sun di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-02 10:00:00
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