Baco Krisi e Nasty Lime ci lasciano entrare nel loro mondo, a spiare con occhi discreti Milano dalle feritoie di un terzo piano.
Nella Milano di Baco Krisi sembra di poter andare senza essere visti. Questo disco è una macchina scopica; il medium le feritoie a cui accenna il titolo; e se schiacciando play vi sembra di iniziare a camminare in spazi stretti, tetri, salvo poi accorgervi che siete fermi mentre la vostra mente, ferma, non riesce più a starci, allora il rapper ha deciso che sì: potete entrare nel suo spazio intimo.
Con i piedi a terra e lo sguardo al cielo, al metafisico, in quello che è un atto di fede all'arte, "Chanson de geste", va tenuta ben presente per l'intera durata del disco. Anche perché sopraggiungono i dubbi, come è normale per chi, troppo attaccato alla realtà, poi cerchi di trascenderla, in una ricerca di verità che restituisce incertezze come uniche certezze. Le produzioni di Nasty Lime sono vestiti mimetici, una soundtrack perfetta. Qualcosa a cui a volte non fai caso: come l'ultimo pezzo di un puzzle è necessariamente quello esatto, così per accompagnare i testi di Baco sembra non ci sia altra soluzione sonora. I suoni del producer romano sono carta da pareti mentre entriamo in casa del rapper e scattiamo instantanee sui più svariati spaccati sociali milanesi da un terzo piano, come fossimo James Stewart e alla regia ci fosse Hitchcock.
Nella seconda metà del disco i beat si fanno più eclettici, come il rap di Baco: il suono è fresco e "vero", qualcosa di raro se si aggiunge il fatto che non si svuota mai di contenuti. Ci facciamo trascinare nel teatro di ogni città da un intreccio di liriche cucite alla perfezione: dalla ribalta cadono in platea le maschere, i due fanno calare il sipario sulla messa in scena malriuscita dell'apparire.
Soddisfatti quando è ora di andare, ci solleviamo come un drone. Finchè Milano è un poligono irregolare tra le risaie di Lombardia.
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La recensione Feritoie EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-15 00:00:00
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