In una recente intervista, a proposito del concept dell'album, Dexter Zee ha spiegato: "Ho immaginato di mettere l'ipotetico ascoltatore nella metaforica condizione di un telespettatore che fa zapping tra una canzone e l'altra, come se fossero canali, programmi, film e quant'altro. Lo scopo era quello di fare una critica sarcastica e provocatoria all'apparenza, alla falsità, alla menzogna, puntando su contenuti reali, sinceri, scomodi, crudi, facendolo senza peli sulla lingua. Ho pensato alla chiave di lettura "televisiva" e al mondo dello spettacolo come simbolo perfetto di tutto questo. Dalla prima traccia, che è una critica all'autocelebrazione (autoironica e autocritica) all'ultima, abbiamo cercato di perseguire un solo scopo: dire la verità".
Dexter è solo una parte dei Metroid, l'altra metà è composta da G Meth che oltre a scrivere rime si è occupato di produrre tutte le strumentali di "Mortal Format". Proprio le sonorità sono un elemento importante del lavoro, così varie da poter riprodurre, entro i limiti del possibile, quello zapping pensato per l'idea che regge la struttura del disco. L'unica pecca, a mio avviso, è l'uso di campioni troppo noti lavorati troppo poco: tutti hanno sempre criticato Diddy perché campionava le hit ma è inutile dire che il risultato non sia proprio lo stesso in ogni caso, senza fare paragoni assurdi con classici del passato. Ci sono comunque degli spunti interessanti come la struttura della strumentale di "Punto al fondo", in particolare il suo sviluppo iniziale che unisce ritmiche tribali a suoni urbani, ma anche la tripartizione di "RiSchiavo", la linea di basso su cui si ramifica "Live Fast Die Young" o la ritmica di "Come viene viene".
Per quanto riguarda i contenuti Dexter e G sono cresciuti molto dai tempi dei Quasar, quando ancora suonavano con il chitarrista Conte X e la cantante Giulia Marcialis. La tecnica è rimasta bene o male la stessa, la differenza è soprattutto testuale. La scrittura dei due rapper romani si è articolata molto, più ricca di immagini, giochi di parole, ironia ma anche la costruzione stessa del testo è diventata più complicata, basta tenere presente brani come "ErEtica", "Lupus in fabula" o la title track "Mortal Format", in cui prendono vita dei veri e propri puzzle di elementi culturali dalle più svariate provenienze. Per non parlare dei vari ritornelli, sempre ricchi di doppi significati e plurime interpretazioni. Un lavoro davvero ben studiato, nei minimi particolari, impreziosito dai vari skit cinematografici e non che legano quasi tutte le tracce del disco e che fanno da sostegno al concept generale dell'album. Non a caso si inizia con un avvertimento che anticipa il viaggio ("consentitemi di essere esplicito fin dall'inizio") e si chiude con la dialettica catastrofica del fotoreporter di Apocalypse Now ("La logica dialettica è che c'è solo amore e odio, o hai amore per qualcuno o lo odi! Questo è il modo in cui finisce questo mondo del cazzo! Guarda in che merda del cazzo ci troviamo!"), una trovata intelligente per concludere la lunga riflessione elaborata da Zee e G Meth.
Se lo scopo iniziale era quello di dire la verità, la loro verità, i Metroid hanno senza dubbio concepito un buon lavoro, certo "Mortal Format" ha qualche limite, qualcuno già fatto presente, altri legati al ripetersi a più battute degli stessi temi già sviluppati in altre tracce che alla lunga annoiano e affollano una tracklist già corposa di suo. Tralasciando questi appunti "Mortal Format" è nel suo complesso una prova onesta che smonta parecchi cliché di altre Rome raccontate da altri palazzi, suonando allo stesso tempo crudo e grezzo, come piaceva a qualcuno.
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