Gli Aucan ripartono dai loro punti di riferimento, lasciandosi alle spalle Ultra Music e il sogno americano.
Il titolo è programmatico: le stelle fisse sono gli astri che, puntando gli occhi al cielo, appaiono sempre immobili nel corso del tempo, costanti luminose che non abbandonano la loro posizione all'interno del sistema perfetto della volta celeste. Allo stesso modo gli Aucan ripartono dai loro punti di riferimento, lasciandosi alle spalle Ultra Music e il sogno americano.
"Stelle Fisse" è un disco di rottura, recide i legami con l'idea che gli Aucan avevano contribuito a costruire di se stessi negli ultimi cinque anni, dall'uscita di "Black Rainbow" in poi. Quella di una macchina fredda e inossidabile, con un suono grasso e opulento, sovrastata da un'estetica magniloquente e oltranzista. Un'immagine respingente, che ha rischiato di inghiottire l'anima della band. Si ricomincia dal "minimalismo": un disco concepito e registrato in un periodo di tempo concentrato, in uscita per una giovane label con base a Londra, la Kowloon Records. Dimenticate l'America e la trap, "Stelle Fisse" parla una lingua che è quanto di più assimilabile alla bass music UK dell'ultimo decennio. Un filo sottile che lega Burial a Kuedo, stelle fisse a cui fare inevitabilmente riferimento nel percorso del gruppo.
Dieci pezzi dove suoni asciutti si accompagnano ad atmosfere notturne e sci-fi, la colonna sonora di un rientro a casa passando per gli angoli più silenziosi della metropoli. Ritmiche 2-step quadrate, farcite di echi e delay, che incrociano casse oscure e batterie fredde come il metallo, arpeggi di synth regali e cinematici. Le voci si nascondono dietro queste onde di suono, appaiono lontane, frammentate e vocoderizzate. I pezzi più interessanti sono quelli dove queste anime si compenetrano, come "Grime 3" o "Cosmic Dub". La prima inizia con un sample di chitarra acustica che si allinea presto a una cassa techno, insieme ad altri echi e rumori di fondo che crescono assieme ai synth, arrivata allo zenith inizia a sprofondare lentamente, accompagnata da voci ipnotiche che rapiscono come un paio di occhi luminescenti in mezzo alla foresta. "Cosmic Dub" è una lunga jam psichedelica di sette minuti, libera da vincoli e costrizioni di sorta, probabilmente l'espressione migliore dell'anima a cui gli Aucan aspirano in questo momento.
---
La recensione Stelle fisse di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-19 12:05:00
COMMENTI