Se devo essere sincero, una volta venuto a conoscenza della ragione sociale del gruppo che stavo per ascoltare ai fini della recensione, ero certissimo che di lì a poco sarebbero stati i sonagli dei tamburelli a fare da padroni, in compagnia di pizziche, tarantelle e tammurriate.
Beh, quando si fa una simile premessa - lo avrete già capito - la morale della storia è che la prima impressione non sempre è quella giusta, e che - questa è la morale subliminale - i recensori di Rockit, prima di scrivere, ascoltano attentamente tutto il disco, mica leggono solo il nome del gruppo.
I Taranta Terapy sono una band calabrese caratterizzata da un sound elettronico che, fra tempi larghi e arrangiamenti minimali, si aggancia al filone ‘etno-electro’; così si potrebbe definire quel genere che mescola elementi di cultura, lingua e musica tradizionale a caratteri prettamente moderni quali l’uso di strumenti digitali, campionatori e drum-machine. Questo connubio è stato espresso al meglio da band come Agricantus, Nidi d’Arac e Almamegretta, giusto per citare i più famosi.
Anche se i due brani di cui è composto il lavoro sono onestamente troppo pochi per esprimere un parere articolato sulla band, essi sono pur sempre frammenti che permettono di farsi un’idea complessiva, ed in particolare emerge lo spirito ‘meditativo’ delle composizioni, che puntano perlopiù a coinvolgere sul piano emotivo-concettuale rispetto a quello del virtuosismo tecnico. Arrangiamenti minimali, si diceva, ed un uso dell’elettronica mai troppo invadente, grazie a incursioni di synth equilibrate e mirate a creare un’atmosfera particolare. Probabilmente quello che ancora manca alla band è un ulteriore passo in avanti che le permetta di acquistare una personalità, un tratto distintivo e - per l’appunto - personale. Ma come detto in precedenza, il materiale che i ragazzi calabresi ci hanno proposto è quantitativamente insufficiente, sebbene sul piano della qualità si mantenga su un buon livello.
L’auspicio è quindi quello di rincontrare i Taranta Terapy sulla lunga distanza, magari anche per capire dove (eventualmente) si nasconda la terapeutica taranta, che in questo lavoro risuona unicamente nel nome della band.
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La recensione Frammento 1 (single) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-04-05 00:00:00
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