Ascanio Ciriaci è un cantautore, anche se nel frattempo ha deciso di “metter su famiglia” e di condividere le proprie scelte artistiche con Marco Vigliotti. Chitarre, voce e molto altro per il primo, basso e batteria per il Vigliotti, a intersecarli insieme esce fuori Il Corso delle Cose. Che con Andrea Camilleri, merendine e omicidi vari da risolvere non c’entra (ragione sociale come tributo emozionale allo scrittore siciliano?), i riferimenti sono altrove. Ci troviamo dalle parti di Seattle, dei Nirvana, dei Pearl Jam, dei Soundgarden. Grunge, rock and roll muscolare, elettricità a manetta, come fossimo tornati negli adrenalinici anni ’90.
“Come stai” mette le cose in chiaro sin dall’inizio, con quel feedback che introduce “Avvoltoi”, quasi una dichiarazione di intenti. Poi l’album si dipana tra canzoni torride, potenti, punkeggianti, improvvise escursioni new wave (“Il suicidio della ragione”), immancabili ballate (come “Non ha senso”), morbidezze che non ti aspetti (“Immagini”). Il Corso delle Cose sporca quel che si può sporcare facendo ricorso anche a testi istintivi, piazzati lì con la giusta rabbia. Riferimenti non casuali a “La meglio gioventù”, attacco diretto alla generazione cresciuta nei decenni ’60-’70, o a “Cristologia di un semplice”, le cui parole forse debbono qualcosa a “Io se fossi Dio”, l’eretica invettiva di Giorgio Gaber.
Un disco energico e viscerale, sorretto da un sound ricco, di certo non innovativo ma convincente, consegnato tra le mani di due buoni musicisti che suonano per tre.
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