La perfetta integrazione di due sonorità solo apparentemente distanti ed inconciliabili, in un unicum afro-futurista
In Africa Occidentale il termine griot - parola che compare nella lingua francese dal XVII secolo ma che deve la propria origine alla parola portoghese "criado", "servitore" – simboleggia il poeta, il verseggiatore, il cantore che ha la funzione di conservare la tradizione orale delle origini. Rispettare la storia e gli antenati che ne sono stati protagonisti attraverso racconti che, partendo da contesti e storie pre-coloniali, aiutano a tenere viva l’identità di un popolo attraverso il ricordo del passato
Baba Sissoko è il maestro e griot maliano che fa da cantore alle sincopate strutture musicali costruite da Dj Khalab. Produttore che sarebbe un reato connotare geograficamente, tale è la volontà di costruire un percorso musicale multiforme e che provi, partendo dalle radici africane, a costruire un asse ideale tra Africa ed Europa. Incastrando idealmente i diversi sud del pianeta.
Quella tra Khalab e Baba è una collaborazione oramai consolidata, capace di sviluppare un discorso sonoro in cui la voce e le sonorità tribali di Baba Sissoko (maestro del tamani), si fondono con il futurismo dei beat e delle melodie sviluppate da Khalab proprio partendo dagli input del master maliano. Già a lavoro, tra gli altri, con Ibrahim Ferrer, Buena Vista Social Club, Don Moye and Art Ensemble of Chicago, Dee Dee Bridgewater, Baba impreziosisce ogni momenti di questo lavoro attraverso il proprio cantato che contiene al proprio una varietà inusitata di vibrazioni uniche e secolari.
Brani come "Bognya", "Tata" (con premier del remix firmato Ibibio Sound Machine fuori per Boiler Room), "Magny" e "Kumu", rappresentano la perfetta integrazione di due sonorità solo apparentemente distanti ed inconciliabili. Il self titled album, fuori per l’etichetta di Brooklyn Wonderwheel Recordings, riesce nell’intento di fondere suoni per i cultori della materia elettronica e gli avidi ascoltatori delle tradizionali sonorità provenienti dal continente nero: in un unicum afro-futurista che, auspicabilmente, dovrebbe rappresentare una delle strade da percorre per riportare il discorso sull’approccio all’elettronica al giusto equilibrio tra tradizione ed innovazione. Come già per il sodale Clap!Clap!, anche Dj Khalab esporta il miglior approccio al beatmaking made in Italy attraverso la propria visione sciamanica del futuro.
Bassi pulsanti, drum digitali che si fondono con suoni organici, preziose litanie che cantano di avvenimenti antichi, il tutto all’interno di un humus di base cupo e vagamente malinconico. Frutto del percorso di cicatrizzazione rispetto al passato ancora in atto nelle terre maliane. Il Mali di Baba Sissoko, territorio dall’estensione geografica ampissima, ricco di sfumature e diversità; una babele linguistica ed identitaria frutto di occupazioni da parte di imperi dissomiglianti e disomogenei.
Khalab & Baba è il piacere della scoperta, delle percussioni e dei ritmi del primo che si fondono con i suoni delle corde toccate dalla voce e dagli strumenti del secondo. Un mantra ipnotico, ricco di vibrazioni profonde e dalla potenza evocativa unica. Nel segno di Ali Farka Touré, Afel Bocoum e dei Tinariwen, con un approccio mediato dall’impianto elettronico e poliritmico del nostro Dj Khalab.
---
La recensione Khalab & Baba di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-11-09 16:00:00
COMMENTI